Cambiamento climatico: siamo quasi al punto di non ritorno
L'OMM stima che, nei prossimi quattro anni, ci sia un rischio del 66% che le temperature globali superino il limite dei 1,5° C. Anche se è probabile che tale innalzamento rappresenti un fenomeno temporaneo, dovuto alle naturali fluttuazioni della temperatura del pianeta, si tratta di un dato preoccupante. Il segretario generale dell'Organizzazione, il professor Petteri Taalas, ha spiegato che: "Nonostante questo report non implichi che supereremo in maniera permanente il limite di 1,5° C stabilito dall'Accordo di Parigi, stiamo suonando l'allarme per la velocità sempre più alta con cui raggiungeremo questa soglia". Secondo la ricerca, c'è il 98% di probabilità che uno dei prossimi quattro anni sia il più caldo mai registrato, e metterà a rischio persone, fauna selvatica ed ecosistemi su scala globale. Oggi la temperatura media globale è di circa 1,15° C superiore ai livelli dell'inizio XX secolo. L'industrializzazione ha portato a un aumento delle emissioni di gas serra, causando l'accumulo di calore nell'atmosfera terrestre. Le temperature crescenti hanno causato una serie di effetti devastanti: ondate di calore, tempeste e altri eventi climatici estremi. Il caldo record sta anche danneggiando irreparabilmente i nostri ecosistemi, accelerando lo scioglimento dei ghiacciai polari, lo sbiancamento dei coralli e la diffusione di specie invasive.Le soluzioni al cambiamento climatico vanno adottate subito
Un recente rapporto del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ha però spiegato che non tutto è perduto, e potremmo, con grande impegno, limitare l'aumento della temperatura globale per non superare la soglia di 1,5° C. Le emissioni dovranno essere ridotte a metà entro i prossimi 7 anni. I Paesi sviluppati dovranno raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040, ovvero dieci anni prima rispetto agli obiettivi attuali, e dovranno eliminare l'uso di combustibili fossili come il carbone entro la fine del decennio. È necessario cambiare il modo in cui finanziamo i nostri sistemi energetici. Le sovvenzioni devono essere destinati all'energia pulita e gli investimenti a tecnologie di stoccaggio che possano equilibrare le fonti rinnovabili, che sono ancora instabili. E poi trovare fondi per la ricerca sulle tecnologie di cattura del carbonio, per ridurre i livelli di gas serra presenti nell'atmosfera con un ritmo di circa 8 volte quello attuale. I Paesi sviluppati dovrebbero anche fornire un sostegno economico più consistente a quelli in via di sviluppo. Quasi tutti i giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale dovrebbero poi rimanere inutilizzati per rispettare il budget di carbonio del mondo, e nessuna nazione dovrebbe essere esclusa da questo impegno. Il tempo per agire è ora, come ribadiscono le autorità e le organizzazioni internazionali, cercando di spingere i governi a muoversi verso l'obiettivo comune di fermare i cambiamenti climatici ora che sembra essere già troppo tardi. Abbiamo ancora una piccola possibilità di farlo prima di raggiungere il punto di non ritorno.