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CURIOSITÀ 28 OTTOBRE 2021

A 70 anni torna a vedere grazie alla nuova retina artificiale

Un uomo di 70 anni è tornato a vedere grazie alla nuova Retina artificiale impianta dall’oculista nel Policlinico Gemelli: è la prima volta che avviene in Italia. Un intervento rivoluzionario che ha permesso a un uomo che aveva perso la vista di cominciare a vedere la luce. È uno degli ultimi ritrovati insieme alla terapia genica che ha fatto riacquistare la vista a 10 bambini.

A 70 anni torna a vedere: la storia

Un uomo di 70 anni ha subito un intervento rivoluzionario per tornare a vedere, dopo aver perso la vista. Il paziente era affetto da una grave forma di retinite pigmentosa, che lo aveva portato a perdere completamente la funzione degli occhi. La procedura è stata effettuata dal professor Stanislao Rizzo, direttore della UOC Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica campus di Roma. Un’operazione da veri pionieri, che si è svolta nel tempo di due ore. Appena uscito dalla sala operatoria, il paziente poteva già vedere la luce. Un grande risultato per chi rischiava di rimanere al buio per sempre.

Cos’è la retina artificiale

Il professor Rizzo è stato un pioniere negli impianti di retina artificiale. Non per niente, nel 2011 fu il primo a impiegare l’Argus, la prima protesi retinica utilizzata in un paziente non vedente. “Questa nuova retina artificiale dovrebbe assicurarci risultati migliori rispetto alle precedenti, essendo dotata di più di 400 elettrodi, molti più dell’Argus che ne possedeva 60”, ha commentato il professore sul sito del Policlinico Gemelli. “L’idea di restituire anche solo una parvenza di vista a persone che vivono da anni al buio, è il sogno di qualunque medico”, ha aggiunto poi. Un miracolo reso possibile dalla nuova retina artificiale (NR600), che è stata messa a punto dalla start up Nano Retina. Le dimensioni sono la cosa che più impressiona: l’impianto, grande come la punta di una matita (5 mm di diametro x 1 mm di spessore). Nella procedura, un esperto lo deve poi fissare sopra la superficie della retina. A quel punto gli elettrodi tridimensionali dei quali è composto, penetrano tra le cellule retiniche, andando a prendere il posto dei fotorecettori. Questi attivano con i loro impulsi le cellule ganglionari, che trasmettono l’informazione dell’immagine al cervello, facendola viaggiare lungo le vie ottiche. Per attivare i micro-elettrodi 3D il paziente deve indossare degli occhiali speciali, e inviano al device un raggio infrarosso, che provvede ad alimentarlo. Un processo davvero ad alta tecnologia, sviluppato dopo anni di ricerca. L’intervento effettuato al Gemelli è il sesto impianto realizzato nel mondo sull’uomo, ma è anche il primo in Italia. È stato realizzato dopo quelli del 2020 fatti in Israele e in Belgio, con pazienti dai 59 agli 81 anni di età.

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