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SPETTACOLI E VIP 01 MARZO 2021

Alda Merini, la donna dietro la poetessa

“Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta”, così recita il verso di Alda Merini, la più grande poetessa contemporanea del nostro secolo.

Nata a Milano da una famiglia di origini modeste, Alda manifesta sin da bambina quella sensibilità e la malinconia che l’accompagneranno per tutta la vita, le stesse che emergono dalla sua poesia. Il suo talento viene notato subito e, supportata dal suo mentore Giacinto Spagnoletti, a soli 15 anni esordisce come autrice.

Poesia e follia saranno le costanti di tutta la sua vita. Raccontava così la sua esistenza: “Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.

A soli 16, Alda Merini, viene portata in una clinica psichiatrica dove le viene diagnostico un disturbo bipolare. Sette anni dopo sposa Ettore Carniti, con il quale metterà al mondo quattro bambine.

Ma è con la seconda gravidanza che lo spettro della follia torna da Alda. Prima la depressione post partum, poi il baratro. Alda viene internata nuovamente in una clinica psichiatrica, complice un marito che soffre e non capisce, non comprende che lei è una poetessa.

“Io vorrei essere aiutata ma non a capire. Perché ho capito fin troppo.”

Da quel momento nulla tornerà come prima.

Smette di scrivere per vent’anni, per poi riprendere la penna in mano e raccontare il suo vissuto. Negli anni Novanta riceve diversi premi letterari, tra i quali il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la Poesia (1993) e il Premio Procida-Elsa Morante (1997).

Le sue liriche sono intense, il nucleo della poesia meriniana vacilla costantemente tra il dramma esistenziale e l’ispirazione religiosa. Parla della vita e della bellezza, dell’amore umano, carnale e fecondo, e della sua fede pagana e gaudente, senza mai abbandonare il dramma, il suo.

Per gli altri era la Pazza della porta accanto, una consapevolezza, questa, cantata anche nel Sio libro in prosa dall’omonimo titolo.

“Non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.”

Si è spenta a Milano, nella sua città, il primo novembre 2009 per un tumore alle ossa. Lei, la voce limpida e ispirata della poesia. Lei, la poetessa che cantò senza remore il dolore degli esclusi.

Oggi sul portone della sua casa sui Navigli c’è una targa che la ricorda. Il suo mondo è raccontato tra vecchi oggetti, rossetto rosso e posaceneri pieni di sigarette, allo Spazio Alda Merini. La sua opera, invece, è diventata il patrimonio immateriale della nostra società.

“Non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.”

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