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BUONO A SAPERSI 20 DICEMBRE 2022

Allarme edera velenosa in Italia: dove cresce e come riconoscerla

Oltreoceano la chiamano Poison Ivy: l’edera velenosa ora cresce anche in Italia e la scoperta è stata pubblicata sulla rivista Botanist. Originaria del Nord America e della Cina, il suo nome scientifico è Toxicodendron radicans ed è conosciuta anche come Edera del Canada o sommacco velenoso. Molto diversa dall’edera comune, può causare gravi dermatiti allergiche da contatto, basta anche solo sfiorarla per subire i danni delle sue sostanze tossiche per l’uomo.

Edera velenosa in Italia: dove si trova

Prima di oggi, in Italia era comparsa solo in modo occasionale, tanto che era stata avvistata ufficialmente soltanto nel 1893 e nel 1930 in Trentino Alto Adige. Le cose però sono cambiate e l’edera velenosa è stata inserita nell’elenco delle specie aliene naturalizzate in Italia.

Gli studiosi che hanno certificato la scoperta sono Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti: l’edera velenosa è stata localizzata a Impruneta, vicino Firenze, nel percorso storico naturalistico di Sassi Neri. Si tratta “dell’unica segnalazione recente in Italia, e il primo caso in cui è riportata come specie naturalizzata” si legge su Botanist.

Come riconoscere l’edera velenosa

Non è di certo l’unico caso di pianta velenosa che può trarre in inganno. Basta pensare alla Mandragora, un’erba velenosa molto simile alla verdura. Come fare allora per riconoscere l’edera in boschi e parchi? Il suo aspetto è molto simile alla comune edera verde, ma ci sono alcune caratteristiche che, guardando bene, possono essere notate:

  • l’edera velenosa cresce a gruppi di tre foglie, le cui estremità sono particolarmente appuntite
  • le due foglie laterali sono più piccole rispetto alla foglia centrale
  • cresce sia rampicante (come quella più comune) che a cespugli
  • nonostante sia anch’essa caratterizzata da un vivido colore verde, in autunno diventa arancione, con sfumature rossastre
  • in primavera spuntano grappoli di bacche bianche che riescono a sopravvivere anche in inverno

Infine, non bisogna farsi ingannare dal comportamento degli animali: ciò che è infatti tossico per l’uomo non lo è necessariamente per altre specie selvatiche. Il daino la mangia senza problemi, quindi meglio verificare attentamente le sue caratteristiche prima di toccarla. Viceversa, nelle nostre case potrebbero esserci piante e fiori tossici per i nostri amici a 4 zampe: ci sono fino a 8 piante pericolose per cani e gatti.

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