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CURIOSITÀ 13 NOVEMBRE 2023

Chi ha inventato il termometro?

I termometri, dispositivi medici presenti nelle case di ciascuno di noi, si trovano in commercio in diversi modelli, analogici e digitali.

Il più diffuso è senza dubbio quello costituito da un tubicino di vetro, segnato da una scala graduata e dotato ad un’estremità di un bulbo argentato contenente un liquido “sensibile”.

Questo, scaldandosi, aumenta di volume sino a indicare sulla scala la temperatura di chi lo sta utilizzando.

Una volta si utilizzava il mercurio, poi la tossicità di questo metallo ha fatto sì che a partire dal 2009 si impiegasse il galinstano, lega costituita da gallio, indio e stagno.

Ebbene, pochi sanno che il termometro affonda le proprie radici in tempi antichissimi, quando furono ideati i primi strumenti per la misurazione della temperatura.

Un tuffo nella Grecia antica

Il primissimo antenato del termometro che conosciamo oggi vide la luce nel III secolo a.C. grazie agli studi dello scienziato greco Filone di Bisanzio.

L’apparecchio, detto termoscopio, sfruttava le variazioni della densità dell’aria indotte dai cambiamenti di temperatura e fu riproposto, rimaneggiato, in epoca moderna da Galileo Galilei (1564-1642).

Tutta “colpa” di Galileo

Il termometro ideato dal padre della scienza moderna era costituito da un’ampolla dotata di una lunga cannula che, una volta scaldata fra le mani, andava immersa capovolta in un recipiente pieno d’acqua.

Togliendo le mani dall’ampolla (privandola in questo modo del calore), l’aria interna andava a comprimersi, permettendo all’acqua di risalire per la cannula.

La variazione del livello del liquido segnalava il mutare della temperatura esterna, senza determinarla però numericamente.

A questo ovviò il medico Santorio Santori (1561-1636), prevedendo l’inserimento di una scala graduata.

Il termometro galileiano

Una nuova variante del dispositivo venne messa a fuoco da alcuni ricercatori dell’Accademia del cimento, associazione nata nel 1657 e ispirata agli studi di Galileo.

Il termometro galileiano consisteva in un cilindro di vetro pieno d’alcol, con all’interno varie ampolline.

Ciascuna di queste conteneva un liquido di colore differente ed era provvista di targhetta indicante una temperatura diversa (connessa alla densità dell’alcol e al volume dell’ampolla).

Al variare della temperatura esterna mutavano densità e volume, e in relazione a ciò cambiava il posizionamento delle ampolline: alcune scendevano, mentre altre salivano.

Per quanto ingegnoso, come intuibile, anche il termometro galileiano aveva evidenti limiti d’uso.

La svolta decisiva

A porre rimedio ci pensò nel 1709 il fisico tedesco Daniel Gabriel Fahrenheit (1686 – 1736), ideatore della scala termometrica tuttora in uso nei paesi anglosassoni.

Il nuovo termometro era un apparecchio “a liquido” consistente in un cilindro di vetro con un bulbo pieno di alcol (sostituito nel 1714 dal mercurio), il cui volume diminuiva o aumentare al variare della temperatura, indicata da tacchette graduate.

A rendere il termometro di Fahrenheit più pratico ci pensò Sir Thomas Clifford Allbutt (1836-1925).

Il medico, noto per essere Presidente della British Medical Association 1920, spopolò coi termometri tascabili.

Molto simili a quelli odierni e capaci di leggere la temperatura corporea in una manciata di minuti, a differenze dei modelli precedenti che potevano impiegarci anche mezzora.

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