Quello di Ignazio La Russa è uno dei volti e dei nomi più noti della politica italiana degli ultimi decenni. Non tutti conoscono la passione del presidente del Senato per la storia dei nativi americani, – a proposito, ecco il motivo che li spingeva ad edificare i totem? – un interesse che va probabilmente oltre la mera curiosità storica, come testimoniano i nomi dei suoi tre figli: Geronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apache.
Geronimo La Russa: l’avvocato
Il primogenito Geronimo è nato dalla relazione di La Russa con Marika Cattare, mentre Lorenzo Cochis e Leonardo Apache sono figli di Laura De Cicco.
Tra i tre intercorre una notevole differenza d’età. Geronimo è infatti un classe 1980, Lorenzo Cochis è nato nel 1995 e Leonardo Apache nel 2005.
Geronimo è un avvocato specializzato in diritto societario e dirigente sportivo, ma anche e soprattutto presidente dell’Automobile Club di Milano e del Consiglio di amministrazione di ACI Infomobility S.p.a.
Lorenzo Cochis: il politico
Lorenzo Cochis sta invece seguendo le orme del padre, intraprendendo la carriera politica. È infatti capogruppo di Fratelli d’Italia nel parlamentino del Municipio 1 di Milano.
Nel capoluogo meneghino si trova dunque a fare opposizione alla giunta presieduta da Beppe Sala. La sua opposizione politica viene descritta come “pacata” e priva di rigurgiti nostalgici” anche dai suoi oppositori.
Leonardo Apache, il figlio “rapper” di Ignazio La Russa
Leonardo Apache, nato 10 anni dopo Lorenzo Cochis e ben 25 anni dopo Geronimo, è il più giovane dei tre fratelli. Studia a Londra, ma il suo nome è salito alla ribalta delle cronache italiane per la sua passione per il rap.
Il testo di un suo brano amatoriale aveva infatti suscitato scalpore per alcune liriche, ovvero: “Sono tutto matto, sono tutto fatto, sono tutto pazzo”.
Interpellato da un programma radiofonico sulla questione, Ignazio La Russa aveva ammesso di essere rimasto stupito dal testo del pezzo e di aver quindi chiesto delucidazioni al figlio, che lo avrebbe ampiamente rassicurato in merito alla natura delle liriche, da non intendere assolutamente come un riferimento al consumo di sostanze stupefacenti.