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CURIOSITÀ 06 MARZO 2024

Come si chiama l’odore della terra quando piove? Pochi lo sanno!

L’olfatto è il senso che, più di ogni altro, è in grado di evocare nella mente immagini di momenti specifici della vita di ogni essere umano. Sicuramente vi sarà capitato di sentire un profumo particolare e di associarlo immediatamente ad un ricordo, sia piacevole che spiacevole.

La fragranza del pane appena sfornato dal fornaio sotto casa, il sentore persistente del dopobarba di papà o dell’acqua di colonia preferita dalla nonna, l’aroma corroborante del caffè che sale nella moka. Ma anche gli odori di fumo o di fritto che impregnano i vestiti, i miasmi che si sprigionano dalle fognature o l’odore ferroso del sangue.

Difficilmente si può riassumere ognuna di queste sensazioni percepite dal nostro naso in una sola parola, ma per l’odore emanato da zolle di terra aride che finalmente vengono bagnate dalla pioggia, è stato coniato un termine preciso: petricore.

Cosa significa petricore

Non tutti conoscono la parola petricore, forse perché non esisteva non solo nella lingua italiana, bensì in nessun vocabolario del mondo, prima del 1964: a coniare in quell’anno il termine inglese “petrichor“, furono due ricercatori australiani, Richard G. Thomas e Isabel Joy Bear, che in un articolo per la rivista Nature combinarono insieme le parole greche “πέτρᾱ (petra)”, pietra e “ἰχώρ (ichṓr)”, icore, ovvero la linfa che era considerata il sangue degli dei, per descrivere il particolare profumo del terriccio secco quando si bagna.

La composizione chimica del petricore

Durante i loro studi, Thomas e Bear scoprirono che, in periodi di siccità persistente, alcune piante trasudano un’essenza oleosa che blocca la germinazione dei semi, per evitare che si sviluppino precocemente. Penetrando nel terreno, questa sostanza impregna strati argillosi e rocce. Alle prime piogge, l’acqua che cade sulla terra secca scioglie quest’olio che, volatilizzandosi, si combina con l’ozono e la geosmina, un composto prodotto da alcuni batteri.

Quest’ultimo è il vero responsabile della formazione del particolare odore che arriva al nostro naso. Il meccanismo di rilascio nell’atmosfera del petricore venne documentato solo nel 2015 dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology. Grazie ad alcune videocamere ad altissima definizione, l’equipe statunitense ebbe modo di osservare come le gocce di pioggia riuscissero ad “estrarre” da superfici porose le particelle microscopiche intrappolate, che poi il vento contribuiva a disperdere nell’aria.

L’opinione dei linguisti

Se il concetto di odore della terra bagnata dalla pioggia si può considerare universale, molti linguisti storcono il naso davanti alla parola usata per definirlo. “Petricore”, infatti, è un neologismo senza una storia alle spalle e non può avere lo stesso significato per tutti. L’aroma sprigionato dal terreno riarso quando piove, ad esempio, può essere profondamente diverso a seconda della località in cui ci si trova.

Un acquazzone in Giappone non ha lo stesso profumo di uno scroscio di pioggia in Toscana: la terra di questi due luoghi ha composizioni completamente differenti e non ci sono le stesse specie vegetali. Si tratta di un ricordo olfattivo personale, legato alle caratteristiche di un particolare posto e momento.

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