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BUONO A SAPERSI 14 MARZO 2022

Corridoi umanitari, cosa sono e come funzionano

I corridoi umanitari, purtroppo, sono tornati attuali e necessari per limitare i danni della guerra in Ucraina. A chiamarli in causa per la prima volta è stato il ministero della Difesa russo, quando ha annunciato uno stop temporaneo del conflitto per permettere l’evacuazione dei civili di Mariupol e Volnovakha, che si trovavano sotto attacco militare.

Cosa sono

Non sono strumenti nuovi e hanno sempre avuto il fine di salvare più persone possibili durante le emergenze umanitarie. Nello specifico, sono programmi di accoglienza dei profughi, vittime di guerra o di calamità naturali. Nascono per rendere meno complessi degli spostamenti che avvengono in condizioni di precarietà e incertezza, e che normalmente richiederebbero un visto d’ingresso.

Hanno un duplice obiettivo: permettere alle persone fragili e indifese di non rischiare la vita e fermare – seppur momentaneamente – i conflitti armati. Si crea una sorta di zona demilitarizzata e si semplifica la burocrazia che regola gli spostamenti fra i vari Paesi. Fondamentale è il ruolo di esperti e volontari dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Come vengono regolamentati

I corridoi umanitari funzionano attraverso una rete di collaboratori delle Ong, le Organizzazioni non governative, che direttamente sul luogo di interesse crea un elenco di potenziali aventi diritto. A seconda dell’emergenza, vengono inclusi bambini, donne, anziani e disabili. Ma la lista si allunga, quando l’obiettivo è salvare quanti più civili possibili.

Nel nostro caso, le segnalazioni arrivano al Ministero dell’Interno in Italia che, dopo aver fatto i controlli necessari, le smista ai consolati delle nazioni coinvolte. Saranno loro a rilasciare dei visti speciali con una validità territoriale specifica. Una volta giunti sul territorio italiano, i profughi ricevono la cosiddetta accoglienza diffusa.

Sono previsti dei corsi di lingua, le lezioni a scuola per i bambini e altre iniziative per l’integrazione e l’inclusione. I beneficiari dei corridoi umanitari possono anche richiedere asilo e avere un supporto legale durante tutto l’iter.

L’Italia tra i fondatori dei corridoi umanitari

La guerra in Ucraina è solo l’ultimo episodio che, purtroppo, necessita dell’applicazione di queste forme di protezione internazionali. Il protocollo, infatti, nasce nel dicembre del 2015, attraverso un accordo fra la comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il Governo. È il progetto pilota dei corridoi umanitari che ha accolto mille persone – fra Etiopia, libano e Marocco – soltanto nei primi due anni. I finanziamenti arrivano soprattutto dall’Otto per mille delle chiese valdesi e metodiste, da donazioni e raccolte fondi.

Questa forma di solidarietà non è utile solo durante un conflitto, aiuta infatti a contrastare anche il traffico di esseri umani e a ridurre i cosiddetti viaggi della speranza dei migranti disposti a tutto per fuggire dagli orrori dei loro Paesi. Negli ultimi anni, questo modello è stato adottato anche da Belgio e Francia.

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