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BUONO A SAPERSI 15 MARZO 2024

Cosa rischia chi esce dal negozio senza scontrino

Nel nostro Paese, l’emissione dello scontrino fiscale è obbligatoria per tutti gli esercenti che vendono beni e servizi, ad esclusione di alcune categorie esenti come tabaccai, benzinai, edicolanti, ambulanti, giostrai e via dicendo.

Se coloro che, pur tenuti, non adempiono a quest’obbligo vengono segnalati alla Guardia di Finanza, rischiano un’ammenda corrispondente al 100% dell’IVA evasa e che non sarà comunque mai inferiore a 500 euro.

La stessa sanzione si applica anche a chi dovesse emettere uno scontrino con un importo più basso rispetto a quello effettivamente pagato dal cliente. Se la giustificazione della mancata emissione risultasse poi essere quella che il registratore di cassa non funzionava all’atto dell’incasso, il commerciante rischierà una multa tra i 250 ed i 2000 euro, a prescindere se abbia o meno detto la verità in merito. Ma quali sono i rischi per il cliente?

Non è più obbligatorio conservare lo scontrino

La legge del 1997 che obbligava, pena una multa, i clienti degli esercizi commerciali a trattenere lo scontrino almeno finché restavano nelle vicinanze dei negozi dove avevano fatto acquisti, è stata abrogata nel 2003. Pertanto, gli acquirenti che non ricevono, non ritirano o gettano via il tagliandino con i dati della transazione non sono sanzionabili.

In caso di controlli da parte della Guardia di Finanza, il cliente sarà tenuto solo a rivelare dove ha acquistato la merce di cui è in possesso e, in caso di richiesta, a fornire le proprie generalità. Inutile dire che dovrà rispondere in modo veritiero, per non rendersi colpevole del reato di false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale. Questo è l’unico obbligo a cui un qualsiasi acquirente deve sottostare e non verrà ritenuto in alcun modo responsabile dell’essersi disfatto dello scontrino o di non averlo preteso dal negoziante.

Le Fiamme Gialle, inoltre, non possono effettuare verifiche su categorie sensibili di persone, quali minorenni, anziani, invalidi fisici o infermi di mente: la normativa, infatti, prevede che si possano controllare solo coloro che siano in grado di fornire informazioni attendibili, onde evitare incomprensioni ed altre situazioni critiche o difficoltose da gestire.

Quando conviene conservare lo scontrino

Nonostante la Cassazione abbia ribadito che scontrini e fatture siano documenti fiscali atti solo all’adempimento degli obblighi tributari dei rivenditori, come il versamento dell’IVA, molti esercenti si rifiutano di sostituire merce difettosa o di rimborsare i clienti che non li presentano.

Se si è smarrito lo scontrino, quindi, ma si può fornire una qualsiasi prova dell’avvenuto acquisto, come l’estratto conto della carta di debito o credito con cui si è pagato, una ricevuta con il timbro del venditore o una testimonianza di terze persone, il negoziante non potrà negare il reso al cliente.

Per evitare discussioni e stress inutili, però, è consigliabile tenere fatture, ricevute e scontrini fino a che non si è certi che gli articoli acquistati siano perfettamente conformi all’uso che ne dobbiamo fare. In caso contrario, li potremo presentare al rivenditore per ottenere senza problemi la loro sostituzione, o il rimborso dell’importo speso per l’acquisto.

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