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BUONO A SAPERSI 09 LUGLIO 2018

Cosa si rischia con la falsa autocertificazione?

Dichiarare il falso in un’autocertificazione è un reato, punibile anche con la reclusione fino a sei anni. Lo stabilisce l’articolo 495 del Codice Penale, secondo il quale mentire sulla propria identità o su qualsiasi altro dato che riguardi noi o terze persone, per accedere, ad esempio, ad un concorso pubblico, testimoniare in seguito ad un incidente o evitare una multa, comporta il rischio di finire in carcere. La modifica più recente alla normativa risale al “Pacchetto Sicurezza” promulgato nel 2008, che ha inasprito anche le sanzioni amministrative. Si ravvisano gli estremi di reato se si forniscono false generalità ad un pubblico ufficiale, ovvero a qualsiasi persona che ricopre un ruolo formale all’interno di una pubblica amministrazione: oltre ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, sono pubblici ufficiali i membri dell’esercito, gli impiegati statali, i controllori dei mezzi pubblici e gli insegnanti. Nello specifico, i dati anagrafici (nome, cognome e data di nascita), quelli di stato (cittadinanza e stato civile) e di “qualità personale” (professione e residenza) devono corrispondere al vero in ogni autocertificazione. Il reato di falsa attestazione, quindi, è punibile con sanzioni amministrative, misure cautelari a discrezione delle competenti autorità o con la reclusione da uno a sei anni, che non possono essere meno di due se la dichiarazione mendace riguarda atti dello Stato Civile, oppure identità, stato e qualità personali, in caso il soggetto coinvolto sia sottoposto ad indagini di polizia.

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