Negli ultimi mesi gli interrogativi sulle mutazioni del Sars-Cov-2 sono stati spesso accompagnati dalla preoccupazione che il coronavirus potesse diventare più letale, oppure dalle speranze che potesse attenuare la sua aggressività. Di certo c’è che il coronavirus è mutato, più volte, come accade per tutti gli agenti virali. Ad oggi sono stati individuati sei diversi sottogruppi derivati dal ceppo originario apparso nella città di Wuhan probabilmente già a dicembre del 2019. Come rivelato da uno studio dell’Università del Wisconsin-Madison sulla mutazione in vitro e su modelli animali, finora una sola variante ha portato vantaggio al virus sul piano della capacità di trasmissione tra gli uomini: la D614G. Una mutazione che ne ha favorito la velocità di diffusione, ma che non ha reso il coronavirus più letale o più dannoso per la salute dell’uomo.