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EMOZIONI 22 FEBBRAIO 2021

Diana Trujillo, la donna che ha guidato lo sbarco di Perseverance su Marte

Aveva solo 17 anni quando è arrivata negli Usa dalla Colombia, con appena 300 dollari in tasca.
Ecco la storia di Diana Trujillo, la donna, oggi quarantenne, che ha guidato Perseverance su Marte.

La sua vita è, all’inizio, decisamente dura: migrante minorenne, con pochi soldi, nessuna parola di inglese, nessuna esperienza, pochissimi sogni. Tutto procede così, senza colore, finché un giorno, all’Università della Florida, trova per caso una rivista che parla di donne astronaute; questo basta a convincerla a scegliere come facoltà ingegneria aerospaziale, vista la passione sfrenata per la matematica.

Le difficoltà, però, non sono finite: proprio all’ateneo, si scontra col pregiudizio; “l’ingegneria è roba da uomini”, sente dire ripetutamente. Ma Diana non molla, tanto che, caparbia e tenace, nel 2007, è l’unica sudamericana a raggiungere una posizione presso la Nasa.

Assunta al Jet Propulsion Laboratory (JPL) – dove vengono costruiti i veicoli spaziali senza pilota -, si unisce, poi, al gruppo della missione Curiosity. Obiettivo? Determinare se su Marte ci siano o meno tracce di vita. Nel 2014 diventa capo della missione ed il 18 febbraio 2021, assieme a tutto il mondo, esulta per l’atterraggio, dopo 7 mesi di viaggio nel sistema solare, di Perseverance su Marte.

Intanto, in attesa di sapere se sul pianeta rosso esistano o meno i marziani, non mancano le polemiche: “Dalla Colombia dei Narcos a Marte, la scienziata che muove la sonda”, questo il titolo che un noto quotidiano italiano dedica a Diana; un titolo definito dai media colombiani “infelice” e “oltraggioso”. Ma, polemiche a parte, Diana è vero motivo di orgoglio; non in ultimo, sta lanciando un messaggio positivo, soprattutto alle donne che, specialmente in questo settore, inseguono i loro sogni, contro ogni discriminazione.

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