Una tradizione americana ormai amatissima anche in Italia. Ma cos’è esattamente l’Elfo sulla mensola e perché a dicembre i social si riempiono di folletti nelle pose più strane, sotto l’hastag #elfontheshelf?
Tutto inizia col libro “The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition”, contenente un piccolo elfo giocattolo a supporto della narrazione e del “gioco” da fare in famiglia; una storia interattiva, scritta in rima, che spiega chi siano i fidati aiutanti di Babbo Natale, col compito specifico di tenere sotto controllo i bambini per poi riferire la loro condotta al capo supremo.
Ogni giorno, l’elfo rimane immobile, vigile e attento, a studiare la famiglia che lo ha adottato, per poi animarsi di notte, quando tutti dormono, per tornare attraverso un portale elfico da Babbo Natale e raccontargli le azioni buone e cattive compiute dai bimbi.
Prima che la famiglia si svegli, però, l’elfo torna nella casa e si nasconde in un posto sempre diverso, facendo (con l’ovvia complicità dei genitori) simpatici scherzetti ai più piccoli.
Le famiglie sono chiamate a scegliere il nome del proprio elfo, e a scriverlo, assieme alla data d’adozione, nella parte posteriore del libro. Solo allora l’aiutante di Babbo Natale riceve la magia necessaria per volare al Polo Nord. Ma guai a toccarlo; in tal caso, perderebbe i suoi poteri; va, quindi, lasciato tranquillo ovunque si trovi, sulla libreria, sulla mensola della cucina o sul caminetto. Ad eccezione di questo, grandi e bambini possono parlare all’elfo e dirgli tutto quello che vorrebbero come regalo di Natale.
La storia termina il 25 dicembre, quando torna al Polo Nord sino all’anno successivo.
Un’idea narrativa davvero originale, spopolata anche sui social network attraverso l’hashtag, appunto, #Elfontheshelf.
In Italia il libro non è ancora stato tradotto ma ha fornito l’ispirazione per diversi adattamenti. Il più famoso? “Che la magia abbia inizio:…Attenzione elfo in arrivo!“, di Martina Caterino e Monica Pezzoli.