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CURIOSITÀ 03 AGOSTO 2022

Il mistero del villino dell'orrore

Sulla provinciale Bastia, a Giovecca, in provincia di Ravenna, si trova questo villino, una casa abbandonata con porte e persiane chiuse e in vendita da anni. Nessuno la vuole, per il passato sanguinoso e per le strane voci che, si dice, la abitino di notte.

Il mattatoio del 1945

Lo scrittore Giampaolo Pansa nel suo libro “Il sangue dei vinti” racconta di un tragico episodio risalente al maggio 1945. I partigiani, dopo il 25 aprile di quell’anno, predisposero un posto di blocco sul ponte della Bastia di Lavezzola, per controllare le persone che vi transitavano. Ogni repubblichino (o presunto tale), una volta “scoperto”, veniva prelevato e trasferito in altri luoghi, da cui il più delle volte non si faceva ritorno. Uno di questi mattatoi era proprio il villino di Giovecca, all’epoca chiamato casa Scardovi.

I 6 “ospiti” uccisi

Nel libro si narra un episodio che vede i partigiani prelevare sei abitanti di Voltana, frazione di Lugo (Ravenna), fuggiti nel Cremonese al fine di evitare rappresaglie. Nel pomeriggio del 22 maggio, i 6 furono trasferiti con un furgone nella casa degli orrori, dove vennero picchiati a sangue. Solo dopo le dieci di sera uscirono dalla casa, legati e coi volti completamente sfigurati. Vennero poi condotti sull’argine del fiume Santerno e uccisi tutti.

Le misteriose urla della casa

Casa Scardovi, sin dal dopoguerra, si porta dietro una sinistra nomea, non solo per i fatti storici avvenuti all’interno ma anche per gli episodi inquietanti, confermati dal proprietario arrivato dopo le esecuzioni sanguinose. Negli anni, in pochi hanno abitato l’immobile e sempre per breve tempo, famiglie allontanatesi adducendo motivi spesso incomprensibili.

A Giovecca c’è chi afferma di aver udito provenire dal villino grida e rumori agghiaccianti. Qualcuno è convinto si tratti delle anime di chi ha trovato la morte fra le mura, per altri è solo il fascino della suggestione; un mistero destinato a rimare tale. Sta di fatto che il cartello “vendesi” è affisso sulla casa da almeno vent’anni.

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