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CURIOSITÀ 11 SETTEMBRE 2018

Il mistero delle tombe di vampiri scoperte in Polonia

Presso la comunità scientifica, negli ultimi tempi stanno destando grande interesse le insolite sepolture del XVII secolo rinvenute l’anno scorso nel cimitero del villaggio rurale di Drawsko, in Polonia. Alcuni ritenevano possibile che si trattasse dei cadaveri dei famigerati vampiri. Una di quelle più interessanti contiene i resti del corpo di una donna con una falce appoggiata sul bacino, una pietra sul collo e una moneta in bocca. Altri quattro scheletri presentavano lame ricurve che attraversavano la gola, strana usanza riscontrata anche in scavi effettuati in Slovacchia e in altri paesi europei. Un antropologo della canadese Lakehead University, Marek Polcyn, ha studiato a fondo questo caso che, data la sua rarità, poteva corroborare le leggende popolari sui “non morti” e sui demoni che terrorizzavano gli antichi, che non avevano le conoscenze e gli strumenti per spiegare in maniera scientifica tutto ciò che accadeva intorno a loro. Gli arnesi ritrovati nelle tombe dovevano servire per impedire alle creature malvagie di ritornare dall’oltretomba a tormentare i vivi. L’inumazione è frutto della conversione degli slavi al Cristianesimo: prima di abbracciare la fede cristiana, infatti, queste popolazioni cremavano i corpi, convinte che il fuoco avrebbe purificato e liberato le anime dei loro defunti, rendendoli inoffensivi. La superstizione, fusa con la promessa cristiana della resurrezione, aveva foraggiato la credenza dell’esistenza di vampiri ed altre creature demoniache, capaci di tornare dall’aldilà, seminando morte e sventura. La donna con la falce in grembo potrebbe quindi essere il demone femminile przypołudnica che si pensava si nascondesse nei campi grano in attesa dei bambini? Assolutamente no. La ricerca più recente su queste tombe, pubblicata sulla rivista scientifica PLoS ONE, ha rivelato che nel cimitero di Drawsko erano stati sepolti i cadaveri degli abitanti del paese che erano morti di colera: pietre e falcetti erano il tentativo degli abitanti del villaggio di “bloccare” sotto terra i corpi ammorbati dalla malattia, impedendo loro di “risorgere” e propagare l’epidemia in paese.

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