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CURIOSITÀ 05 MARZO 2023

La "dieta" per sopravvivere a un attacco nucleare

A dirci quale potrebbe essere la “dieta” per sopravvivere a un attacco nucleare è quanto accaduto circa 66 milioni di anni fa. Un asteroide colpì la Terra provocando un’esplosione 6.500 volte più potente della bomba nucleare che gli Stati Uniti sganciarono su Hiroshima.

I detriti e lo zolfo nell’atmosfera bloccarono la luce e il calore del sole per circa due anni. La fotosintesi si fermò, le piante non crebbero più e i dinosauri sopravvissuti all’impatto morirono di fame fino all’estinzione.

La “dieta” post attacco nucleare

A tutto questo però sopravvissero i funghi, lo dimostrano i fossili risalenti a quel periodo. Di questo ne parla il giornalista scientifico Bryan Walsh, che spiega come potrebbero essere cruciali nel caso in cui si verificasse un evento apocalittico.

Asteroidi, eruzioni vulcaniche o guerre nucleari minacciano il futuro della vita sulla Terra. Ecco allora che i sopravvissuti dovrebbero scegliere cibi che per crescere non prevedano la presenza della luce del sole. La dieta post attacco nucleare (o catastrofe) dovrebbe essere a base di insetti, ratti e funghi. A tal proposito, sai cosa fare subito dopo un attacco nucleare?

Bombe nucleari sulla Terra, le ipotesi

Se la Terra dovesse subire un attacco nucleare potrebbe sopraggiungere una sorta di ‘inverno’. La luce del sole si ridurrebbe del 90% e le temperature scendere sensibilmente. L’agricoltura così come la conosciamo non sarebbe più possibile e lascerebbe spazio a quella “post-apocalittica”.

In luoghi dove praticamente tutto morirebbe, i funghi potrebbero comunque crescere sui tronchi degli alberi ormai senza vita. Walsh ha calcolato che un tronco lungo tre piedi e largo quattro pollici dovrebbe produrre 2,2 libbre di funghi in quattro anni.

Anche le foglie secche potrebbero rappresentare una risorsa in un’ipotetica “dieta” post attacco nucleare. Macinate, potrebbero diventare tè e fornire vitamina C all’uomo o nutrienti a topi o mucche sopravvissuti.

Gli insetti, i ratti e i coleotteri potrebbero nutrirsi della cellulosa e dello zucchero presente all’interno degli alberi morti, di conseguenza l’uomo potrebbe sopravvivere mangiando la loro carne (il grillo domestico potrebbe arrivare presto sulle nostre tavole). Inoltre i ratti si possono riprodurre rapidamente e senza la luce del sole.

Insomma, visto che il cannibalismo non è un’opzione, non solo per ragioni etiche ma di mera estinzione del genere umano in un tempo stimato di circa tre anni, la cooperazione e la scelta di nuove abitudini rimarrebbero l’unica possibilità per i sopravvissuti a un evento apocalittico. Tutti insieme si dovrebbe lavorare per dar vita a nuove forme di agricoltura e allevamento.

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