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CURIOSITÀ 15 OTTOBRE 2018

La leggenda del filo rosso che lega le anime gemelle

Spesso usiamo l’espressione francese “fil rouge” per indicare il tema che accumuna le diverse parti, ad esempio, di un discorso: per i giapponesi, invece, il filo rosso è quello raccontato nella leggenda che si chiama “Unmei no akai ito”, che lega oltre lo spazio ed il tempo due anime gemelle, destinate irrimediabilmente a congiungersi nonostante le traversie della vita. Le due persone che si trovano ai capi opposti del filo, annodato ai loro mignoli o alle caviglie, – a seconda delle due versioni di questa romantica credenza -, non sono consapevoli di questo legame ed il filo può essere talmente lungo da aggrovigliarsi ed intrecciarsi su se stesso, senza però potersi spezzare mai. Ogni nodo che vi si forma simboleggia un ostacolo, una difficoltà che le due anime dovranno affrontare prima di poter essere finalmente felici insieme. Nonostante la si attribuisca alla tradizione giapponese, la storia originale si diffuse inizialmente in Cina prima dell’anno mille: lo sfortunato Wei voleva a tutti i costi farsi una famiglia, ma nonostante i suoi sforzi, non riusciva a trovar moglie. Mentre si trovava nella cittadina di Song, gli venne proposto di conoscere la bella e dolce figlia del locale governatore, ma all’appuntamento fissato il giorno dopo trovò un vecchio saggio che gli disse che il suo vero amore non sarebbe stata la donna che volevano presentargli, bensì una ragazza che avrebbe incontrato solo 14 anni dopo. Nel grande sacco accanto al vate era contenuto il “filo rosso del destino”, invisibile agli occhi, ma tanto solido e lungo da poter legare Wei alla futura moglie, una bimba di soli 3 anni figlia dell’anziana Chen, che aveva un banchetto al mercato. L’uomo rimase deluso e, per sfatare la profezia del vecchio, ordinò ad un servo di uccidere la bambina: la piccola venne colpita in mezzo agli occhi e il servitore la credette morta. Wei continuò la sua vita e la sua ricerca, finché 14 anni dopo non gli venne offerta in sposa la 17enne figlia del governatore di Shiangzhou, la cui unica stranezza era il vezzo di tenere sempre la fronte coperta da una pezzuola. Dopo il matrimonio, la giovane spiegò al marito il motivo di quella strana abitudine. In verità, lei non era la figlia, bensì la nipote del dignitario che l’aveva proposta in moglie: la sua vera famiglia era quella del governatore di Song, ma la madre ed il fratello erano morti quando lei aveva solo 3 anni; suo zio l’aveva presa con sé, ma a crescerla aveva pensato la sua governante Chen. Un giorno quello che lei credeva essere un folle tentò di ucciderla al mercato e le rimase una brutta cicatrice sulla fronte che ora copriva con un pezzo di stoffa: in quel momento, Wei ricordò le parole del saggio e capì che il filo rosso del destino l’aveva finalmente portato alla felicità coniugale, nonostante egli stesso avesse tentato di sabotarlo ordinando l’omicidio del suo vero amore.

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