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CONSIGLI 14 GENNAIO 2021

Linguaggio inclusivo: cosa significa l'asterisco alla fine dei nomi

Il rispetto dell’identità e della dignità di ogni singolo essere umano passa anche attraverso l’evoluzione della lingua scritta e parlata: mentre alcuni idiomi prevedono nella propria grammatica l’utilizzo di forme neutre non riconducibili ad uno specifico genere, l’Italiano deve necessariamente essere declinato al maschile o al femminile. Da qualche tempo, si è pensato a come porre rimedio a questa questione, anche se non senza polemiche.

La volontà di rendere meno “sessista” e più rispettoso il nostro abituale modo di rivolgerci agli altri quando scriviamo ha portato all’introduzione dell’asterisco come sostitutivo della vocale finale dei termini che contraddistinguono in modo netto il genere grammaticale maschile o femminile: dovendoci riferire ad un gruppo misto di persone, ad esempio, secondo le regole che governano la lingua italiana ci troviamo ad utilizzare il cosiddetto “maschile indifferenziato”, per il quale sostantivi al plurale come “colleghi”, “amici”, “compagni” e via dicendo si ritengono onnicomprensivi e quindi adeguati indistintamente a uomini, donne e persone che non si riconoscono nella logica “gender”.

I principali detrattori di questa pratica sottolineano che a farne le spese sia la morfologia stessa della nostra lingua, spesso elogiata proprio per le innumerevoli sfumature che permette di esprimere, oltre al fatto che l’effetto “modulo burocratico” rischia di cancellare le caratteristiche empatiche spesso fanno la differenza nella comunicazione non verbale tra esseri umani.

Le origini della scelta del simbolo che sostituisce le vocali finali delle parole non sono molto chiare, ma risolve il problema formale solo per ciò che viene scritto, lasciando intatta la difficoltà ad adeguarsi alle nuove esigenze quando si parla.

Anche se sono stati i moderni Social Network a rendere più pressante la tematica, il dibattito era già stato affrontato nel 1986 dal libro di Alma SabatiniIl sessismo nella lingua italiana”, seguito in tempi più recenti da altre autorevoli pubblicazioni, tra cui anche il volume in inglese “Language and gender”, dato alle stampe nel 2013 da Eckert e McConnel-Ginet.

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