Quadrifogli, ferri di cavallo, coccinelle rosse, cornetti, scarabei, amuleti vari e chi più ne ha più ne metta. Sono tutti simboli che la tradizione nel corso dei secoli e alle più diverse latitudini ha voluto associati alla fortuna, amuleti che spesso cerchiamo di tenere vicini a noi nella convinzione che possano regalarci qualche buon influsso. Così, succede che ripetiamo lo stesso rito (grande o piccolo che sia) perché ci porterebbe bene ogni volta che lo facciamo. Eppure, il concetto di ‘fortunato’ o ‘sfortunato’ non è altro che un alibi tutto umano a cui affidare la responsabilità di certi accadimenti che nella realtà dei fatti dipendono solo da noi.
Parlare, infatti, di fortuna o di sfortuna in relazione a tutto ciò che ci accade nella vita è solo dare un nome a una serie di variabili che sono legate alle nostre scelte. Un’illusione, quindi, ma proprio per questa ragione diventa un’opportunità preziosissima in più che abbiamo nelle mani per orientare al meglio la nostra quotidianità. Pensare, infatti, che siamo noi a influenzare l’andamento delle cose cambia nettamente la prospettiva e ci rende veri protagonisti.