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CURIOSITÀ 02 GENNAIO 2024

Micotossine nei cibi: attenzione alla nuova minaccia

Le micotossine sono sostanze molto tossiche che possono rappresentare un rischio per la salute. Per prevenire problemi è utile tenere sotto controllo l’esposizione a prodotti che le contengono, in particolare ai cibi che ingeriamo. La produzione di micotossine è influenzata da calore e umidità e, fino a poco tempo fa, rappresentavano un problema in particolare per i Paesi tropicali. A causa dei cambiamenti climatici, gli esperti hanno notato un aumento della contaminazione anche in territori dal clima temperato, come l’Italia e in Europa in generale, con casi di cibi ritirati. Dopo i consigli per evitare intossicazioni se si consuma pesce crudo (il video qui), ecco a cosa fare attenzione per evitare malattie causate da micotossine.

Cosa sono e quali rischi provocano le micotossine

Le micotossine sono sostanze nocive prodotte da funghi microscopici che infestano numerose piante coltivate a scopo alimentare. Le coltivazioni più vulnerabili sono quelle di cereali e della frutta in guscio, per esempio, il mais e le arachidi. La contaminazione da questi elementi è considerata a tutti gli effetti un problema di salute ed è la sorveglianza sulla loro diffusione è competenza del Servizio Sanitario Nazionale.

La contaminazione può avvenire a partire dai campi fino alla tavola perché questi funghi possono infestare sia le piante che gli alimenti, se questi ultimi non vengono conservati con le corrette norme igieniche. Le tre filiere alimentari potenzialmente critiche sono i prodotti a base di mais, quelli a base di frutta secca e i prodotti lattiero caseari. Le micotossine più pericolose sono le aflatossine, che possono portare problemi al fegato e sono in grado di aumentare il rischio di tumore di quest’organo. I portatori del virus epatite B corrono i rischi maggiori a causa della sinergia tra il virus e la sostanza tossica.

Le aflatossine possono colpire le piante di mais e quindi contaminare i mangimi degli animali. Questi ultimi metabolizzano l’aflatossina B1, cioè la trasformano in un’altra sostanza leggermente meno tossica, che si chiama aflatossina M1 e che poi ritroviamo nel latte e nei formaggi. In ogni caso, il problema è al centro dell’attenzione sia in Italia che nel resto dell’Europa e, con le adeguate strategie di prevenzione e misure di controllo, si possono evitare spiacevoli rischi per la salute.

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