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CURIOSITÀ 05 NOVEMBRE 2021

Nada Cella, le tappe e i misteri dell'omicidio irrisolto

L’omicidio di Nada Cella è un vero e proprio mistero, da oltre vent’anni infatti, si cerca di far luce sulle circostanze che hanno portato al decesso di una giovane segretaria. La svolta nelle indagini pare sia arrivata, ma occorre ripercorrere le tappe salienti della vicenda per comprendere cosa possa essere successo.

Un delitto che risale al 6 maggio del 1996 quando una ragazza di Chiavari di 25 anni viene ritrovata uccisa nello studio dove era impiegata come segretaria. Dieci colpi alla testa, scagliati con un oggetto pesante e una violenza che “autorizza a pensare al gesto d’impeto di un folle”: questo un passaggio dell’autopsia. Indagato è il commercialista Marco Soracco, ma si tratta di un omicidio palesemente imperfetto, grossolano e non di facile risoluzione.

Tutti gli avvenimenti

Il delitto viene scoperto alle 9, quando la signora del piano di sotto sente un tonfo. Subito dopo la chiamata al 113 del commercialista per “una caduta”. I soccorritori trovano Nada agonizzante, stretta fra il muro e la scrivania. La corsa in ospedale è inutile, muore a causa di otto ferite da corpo contundente.

Le indagini escludono la rapina o il movente sentimentale. L’unica anomalia, viene raccontata dalla madre di Soracco, poi indagata per falsa testimonianza: il sabato precedente la tragedia, Nada si sarebbe presentata in ufficio mentre lei stava pulendo lo studio del figlio. Aveva recuperato un floppy disk dal computer dell’ufficio e se ne era andata. Ma quel floppy non viene ritrovato.

L’arma del delitto non c’è, nessuno ha sentito gridare, non ci sono ferite da difesa, né segni di scasso: tutto fa pensare che la vittima conoscesse il killer e non si sentisse in pericolo. I sospetti ricadono su Soracco, un collega riferisce una sua frase detta circa un mese prima: “Presto nello studio ci sarà un botto, ne parleranno i giornali, la signorina andrà via”. Tuttavia per decenni non si trova la chiave di volta.

Solo nel 2018 la criminologa Antonella Pesce Delfino riporta a galla un’altra verità e mostra ai magistrati di Genova un verbale dei Carabinieri, con la testimonianza di un mendicante e di una persona vicina alla famiglia Soracco. Entrambi dicono di avere visto una donna uscire dal palazzo dove è avvenuto l’omicidio. Somiglia ad Annalucia Cerere. La donna aveva incontrato Marco Soracco a un corso di ballo e si era invaghita di lui, tanto da volere il posto di segretaria occupato da Nada e potergli stare vicino. La procura però non ha giudicato rilevanti le testimonianze e ha prosciolto Cerere.

A distanza di anni riaffiorano dei particolari. Il giorno prima di subire una perquisizione, non certo annunciata, Annalucia Cecere ha chiamato un avvocato per chiedere assistenza. A casa sua sono stati rinvenuti cinque bottoni militari, gli stessi ritrovati sotto il corpo di Nada. Oggi Annalucia Cerere ha 53 anni, vive in provincia di Cuneo, dove è stata a lungo insegnante d’asilo. Due anni fa, Antonella Pesce Delfino ha fatto finta di essere una ricercatrice che si occupava di scuola e l’ha incontrata, non ha avuto nessuna buona impressione.

Ora però si attendono i risultati delle tecniche investigative odierne. Ad avere l’incarico di rianalizzare le prove è stato Emiliano Giardina, il genetista che si è occupato di Yara Gambirasio. L’obiettivo è fare finalmente giustizia e trovare chi ha ucciso Nada Cella.

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