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BUONO A SAPERSI 30 MARZO 2023

Nuova pandemia alle porte? Le mucche osservate speciali

Recenti studi suggeriscono che una nuova pandemia potrebbe partire da una fattoria. I virologi stanno monitorando con attenzione la diffusione di virus all’interno degli allevamenti di tutto il mondo, in particolare quelli di bovini.

Scoppierà una nuova pandemia dagli animali?

Abbiamo imparato con le varie forme di influenza e il Covid che il contatto con la selvaggina e il bestiame ci mette in una posizione di alto rischio. Le zoonosi, cioè le infezioni batteriche e virali che hanno origine in altri animali e che poi fanno il salto di specie all’uomo, sono sempre state comuni in tutto il corso della Storia. In una Terra sovrappopolata e in cui le attività agricole sono sempre più intensive, gli scambi di patogeni sono però oggi molto più frequenti e meno circoscritti di quanto avveniva in passato.

Mucche e allevatori positivi a influenza D: lo studio

Il virologo Feng Li dell’Università del Kentucky ha spiegato a NPR che nelle stalle di tutti gli Stati Uniti molti capi di bestiame sono risultati positivi all’influenza D. Anche in Italia negli anni sono stati riscontrati tanti casi tra le mucche, in particolare nelle regioni settentrionali. L’influenza D, dunque, è molto diffusa negli allevamenti, e i ricercatori hanno deciso di testare gli operatori che ci lavorano. Lo studio – con un campione relativamente ristretto – che è stato condotto negli Stati Uniti ha mostrato dati inaspettati. La maggior parte delle persone testate, più del 90%, aveva anticorpi specifici contro il virus. Aveva dunque contratto in passato l’influenza D. L’incidenza dell’infezione nella popolazione generale sarebbe decisamente più bassa. Solo il 18% della popolazione generale, stando ai dati pubblicati sul Journal of Clinical Virology, ne avrebbe degli anticorpi.

Cambia il modo di studiare i virus e le pandemie

Ma cosa significa dunque questo studio? Anzitutto che una nuova pandemia potrebbe essere molto più vicina di quanto pensiamo, vista la facilità con cui determinate categorie di lavoratori entrano a contatto con i patogeni. Apre inoltre riflessioni sull’investimento di risorse umane ed economiche nel monitoraggio di malattie.

Dopo la scoperta del Covid, infatti, sono stati concentrati molti sforzi nello studio di animali esotici come il cane procione, entrato nella lista delle specie indiziate di aver trasmesso il Sars-Cov-2 all’uomo.

Alla luce delle nuove scoperte, molti esperti hanno deciso di dirigere invece la propria attenzione verso gli animali che sono più vicini a noi. Come quelli domestici, in particolare i volatili, e quelli di allevamento. Un modo per allontanare il pericolo potrebbe essere quello di puntare sulla carne sintetica, con i suoi pro e i contro, considerando che gli italiani sembrano essere molto scettici riguardo la sua introduzione nella dieta.

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