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CURIOSITÀ 30 LUGLIO 2021

Pareidolia: perché vediamo volti umani nelle cose

Vedere il viso di Gesù su una fetta di pane tostato o un ghigno minaccioso tra le nuvole del temporale: riconoscere in ciò che ci circonda lineamenti ed espressioni umane, secondo la scienza, è praticamente inevitabile.

Vi è sicuramente capitato più di una volta di concentrarvi a guardare un oggetto qualsiasi e di aver visto “comparire” in esso una faccia, a volte buffa, a volte allegra o al contrario corrucciata o malvagia: questo fenomeno, comune a tutta la razza umana, viene definito “pareidolia”, un termine che deriva dal greco “para”, simile ed “eidolon”, immagine. Si tratta di un’illusione ottica subcosciente che finalmente gli scienziati sono riusciti a spiegare: secondo i ricercatori dell’Università di Sidney, infatti, questo fenomeno psichico è frutto dell’evoluzione della nostra specie.

La tendenza innata a riconoscere velocemente un volto ed identificarne l’espressione, infatti, serve all’uomo per capire se si trova davanti un potenziale nemico o un soggetto di cui, invece, si può fidare: questo meccanismo è talmente collaudato da far sì che il cervello resti ingannato anche nell’osservare forme ed oggetti che di umano non hanno proprio nulla, come facciate delle case, aspirapolveri, macchie sui muri e via dicendo, dove ci sembra di individuare occhi, naso e bocca, a volte contornati anche da ipotetiche acconciature o copricapi.

Tenendo presente che il processo di identificazione di un viso dura meno di un secondo, la nostra mente continua ad applicare questo schema anche quando, a livello conscio, verifica di avere davanti un oggetto inanimato: la prima impressione, quindi, è quella che conta e il meccanismo neurale che porta alla pareidolia ci porterà sempre a vedere strutture facciali ovunque e ad identificarne contemporaneamente l’espressione, per proteggerci da eventuali minacce o rilassarci per finti sorrisi o smorfie divertenti.

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