Italia e pasta sono, nel mondo, praticamente sinonimi: eppure, il piatto principe della dieta mediterranea ha una storia tanto antica, quanto ricca di mistero, scopriamola insieme!
La parola che definisce la “pasta” deriva dal greco πσταά, letteralmente “farina con salsa”: si riteneva fosse stato Marco Polo a portare in Italia gli spaghetti cinesi nel 1292, ma un documento del 1154 del geografo Al-Idrin attribuisce l’invenzione agli Arabi.
Fin dal IX secolo, infatti, nei domini dell’Africa settentrionale esisteva la “Tryha”, una pasta lavorata in fili sottili, lasciata essiccare al sole in modo da renderla più durevole ed adatta al trasporto: è in questo formato che è approdata in Sicilia e nel resto del Mediterraneo, dove il suo consumo è diventato abituale.
L’uso del semplice impasto a base di acqua e farina di grano duro è ancora più antico: nei testi del I secolo a.C. di Cicerone, Orazio ed altri autori si descrivono con il termine “Làgana” delle strisce di pasta sottile farcite con carne o verdura, antenate delle moderne lasagne, mentre nelle commedie del V sec. a.C. di Aristofane, si menziona una specie di raviolo.
La classica pastasciutta è comparsa solo nel 1700 e il primo documento in cui ci si riferisce al condimento con sugo di pomodoro è addirittura del 1839: prima dell’Illuminismo, infatti, la pasta era servita come dessert, irrorata di miele e cannella.
Anche i maccheroni, il cui nome deriverebbe dall’etrusco “makària”, nell’antica Napoli venivano preparati come dolce e da ciò avrebbe avuto origine anche il termine “macaron” usato per i famosi pasticcini francesi.
Nei primi pastifici partenopei, la pasta veniva preparata a ritmo di musica e con i piedi: la lavorazione meccanica è iniziata solo nel XVII secolo grazie all’invenzione del ben più igienico “Uomo di bronzo”.