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BUONO A SAPERSI 21 NOVEMBRE 2023

Fino a quando si può consumare la pasta scaduta?

Siamo abituati ad avere nelle nostre dispense vere e proprie scorte dell’alimento principe della cucina italiana.

Non tutti sanno però che anche per la pasta è prevista una data di scadenza. Scopriamo allora come comportarci coi pacchi scaduti.

Sfatiamo un mito

Se vi state chiedendo se la pasta scaduta faccia male, tranquillizzatevi: si tratta di un alimento secco da consumare previa cottura, quindi mangiarla oltre la data di scadenza indicata sull’involucro (data che solitamente si aggira attorno ai 2 anni dal confezionamento) non arreca alcun danno alla salute.

Ciò che conta è che la pasta secca sia conservata correttamente, al riparo da luce e fonti di calore e in ambiente secco e asciutto.

Insomma, niente paura: non è pericoloso consumare penne e maccheroni oltre la data prevista.

L’unico rischio è che l’alimento perda le proprie proprietà organolettiche, come consistenza e sapore (la pasta scaduta potrebbe avere un leggero retrogusto stantio).

Occhio alle… farfalle

Non stiamo parlando del formato di pasta che più si presta ad essere condito con panna e prosciutto.

Se avvertite la presenza di parassiti e insetti dentro la confezione il consiglio è quello di gettare tempestivamente la pasta in pattumiera.

In assenza di ospiti indesiderati sappiate che la pasta secca scaduta può essere consumata tranquillamente anche fino a qualche mese dopo la scadenza prevista.

La cottura eliminerà gli eventuali batteri presenti e renderà il prodotto a prova di sicurezza per il nostro organismo.

E la pasta fresca

Il discorso cambia quando si tratta di pasta fresca, che deve essere consumata tassativamente entro e non oltre la data riportata sulla busta.

Il rischio è quello di incappare in un’intossicazione alimentare, con diarrea e nausea.

Cosa fare con la pasta già cotta

È possibile mangiare la pasta già cotta sino ad un massimo di 5 giorni post cottura. Ciò che conta è la modalità di conservazione.

Conservate la pasta cotta e condita in contenitori ermetici di vetro o di plastica, da riporre in frigorifero.

Unica accortezza da avere: richiudete il contenitore al massimo 2 ore dopo la cottura, avendo cura che la pasta si sia ben raffreddata; così si evita che l’umidita prodotta dal calore faccia proliferare germi e batteri.

Potete usare anche i comuni sacchetti gelo per alimenti, da sigillare con laccetto metallico dopo aver tolto accuratamente l’aria.

Volete conservare la pasta cotta per periodi più lunghi? Non vi resta che congelarla.

Il procedimento è lo stesso utilizzato per la conservazione in frigo: attendete che la pasta si sia raffreddata, versatela in contenitori ermetici (o sacchetti) e stipatela nel freezer.

La pasta può essere conservata in questo modo sino a 3 mesi.

Per scongelarla lasciate il contenitore per alcune ore in frigo, in modo tale che lo shock termico non sia eccessivo, oppure scaldate la pasta appena tolta dal freezer in forno o in padella antiaderente con un filo d’olio evo.

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