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CURIOSITÀ 14 APRILE 2022

Patrick Paumen, la storia dell’uomo con 32 microchip sottocutanei

L’utilizzo dei microchip ha rivoluzionato il mondo e la loro applicazione nella vita quotidiana è ormai molto estesa. Dai telecomandi per aprire le porte ai pagamenti elettronici alle carte per il trasporto pubblico, sono tante le azioni che questa tecnologia rende possibile e che spesso diamo per scontate.

C’è ora una nuova frontiera che in molti hanno già attraversato, rendendo concreta quella che sembrava una dimensione futuristica. Si tratta dei microchip impiantati sull’uomo, oltre che sui dispositivi e su molte cose che utilizziamo ogni giorno, come le carte di credito. E che potrebbero rivoluzionare le nostre vite e il rapporto dell’uomo con la tecnologia, verso quella ibridazione e fusione che a tanti spaventa e a molti altri affascina.

Il microchip sottocutaneo potrebbe permettere di pagare senza carte o smartphone, senza bisogno di codici pin, solo con la propria mano. Utopia? No, è già realtà.

Il caso di Patrick Paumen

Patrick Paumen, guardia di sicurezza olandese di 37 anni, aveva già fatto parlare di sé nel 2016. Allora, gli impianti erano “solo” una dozzina. Oggi, torna a far discutere perché l’uomo è arrivato a una cifra da record: ben 32 chip disseminati sul suo corpo. Quello che colpisce di più è il microchip sottocutaneo collegato alla sua carta di credito che gli permette di pagare avvicinando la mano al poss, senza mettere mano al portafoglio e che, ovviamente, lascia di stucco tutti.

La diffusione dei biohacker

Se in Italia questo genere di cose sembra ancora lontano, all’estero non è una novità. Già alla fine degli anni Novanta i microchip nell’uomo hanno cominciato ad affascinare alcuni Paesi del Nord Europa, anche grazie a regolamentazioni più permissive.

La Svezia, in particolare, è uno dei Paesi precursori di queste attività che ha reso legali nel 2018. Secondo Euronews sarebbero già 6mila le persone che circolano con questi chip nelle mani in grado di velocizzare azioni quotidiane come aprire porte, attivare routine e meccanismi automatizzati, pagare, prendere i mezzi pubblici e molto altro.

Insomma, Paumen non sarebbe solo in queste pratiche : Ma di certo è uno dei massimi esponenti della biohacking, la pratica di cambiare la nostra fisiologia, il nostro corpo, attraverso la scienza e la tecnologia. Un bisogno ormai irrinunciabile, per lui: “Gli impianti potenziano il mio corpo non vorrei mai vivere senza”, ha spiegato.

Vantaggi e rischi

Al di là delle implicazioni nella vita del singolo, l’ambito e le ricadute di questa tecnologia possono essere davvero vaste, con dei vantaggi soprattutto in campo medico. Sono diversi gli studi sulla possibilità di utilizzare un chip per restituire la funzionalità a parti del corpo, per esempio, ai diversamente abili. Per ogni vantaggio, si sa, c’è l’altra faccia della medaglia. I rischi, in questo caso, riguardano la privacy. Problema che sembra non preoccupare Paumen, che ha spiegato che la distanza di lettura è limitata e che l’impianto deve in ogni caso trovarsi all’interno del campo elettromagnetico.

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