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CURIOSITÀ 16 MARZO 2022

Pavel Durov, Telegram diventa mezzo di resistenza ucraina

Telegram è una delle app di messaggistica più popolari del mondo, e offre molto di più oltre al classico scambio di messaggi tra un utente e l’altro. Lo sanno bene anche i popoli coinvolti nella guerra fra Russia e Ucraina, che hanno trovato in Telegram il principale mezzo di comunicazione: lo usano i giornalisti, i civili e persino Volodymyr Zelensky.

Dietro l’app, la cui icona è essa stessa simbolo di resistenza e velocità (un aeroplanino di carta, la cui storia è altrettanto affascinante) c’è Pavel Durov, un giovane imprenditore russo la cui fortuna è stata messa a repentaglio proprio da Vladimir Putin.

Telegram e Pavel Durov, la storia di una rivincita

Per capire perché Telegram è diventato il simbolo della resistenza ucraina, bisogna capire la storia del suo fondatore: Nato nel 1984 a Leningrado, Pavel Durov oggi vive tra Francia, Dubai, Italia e Caraibi. È stato il fondatore di VKontakte, l’equivalente russo di Facebook, e nel 2012 si è rifiutato di cedere alle richieste dell’agenzia di sicurezza russa, l’FSB, di condividere con il governo i dati degli utenti ucraini che usavano il social network per protestare e in poco tempo è stato licenziato e messo alla porta dalla società che lui stesso aveva creato.

Fuggito all’estero dopo aver perso tutto, nel 2013 Pavel ha fondato Telegram con le stesse idee di sicurezza e libertà che l’avevano spinto a mettersi contro il suo stesso Paese di origine.

Telegram è giudicata da sempre un’app sicura dal punto di vista informatico, che non si basa su nessun algoritmo. Una sorta di porto virtuale sicuro, nel bene e nel male: spesso infatti è stata associata anche a gruppi di terroristi che in Telegram avevano trovato lo strumento ideale per comunicare. Il controllo “dai piani alti” però c’è: frequentemente alcuni gruppi e canali che non rispettano le regole vengono chiusi oppure oscurati.

Telegram è diventato il mezzo della resistenza ucraina

Oggi, il suo utilizzo è alla base delle comunicazioni di Russia e Ucraina, quasi una beffa del destino o forse una rivincita dello stesso Pavel Durov nei confronti di Putin.

Il 7 marzo del 2022, nel pieno del conflitto, Pavel ha diffuso un messaggio proprio attraverso il suo canale ufficiale su Telegram: “Sono passati molti anni da allora. Molte cose sono cambiate: non vivo più in Russia, non ho più aziende o dipendenti lì. Ma una cosa rimane la stessa: sostengo i nostri utenti, non importa chi siano. Il loro diritto alla privacy è sacro. Adesso più che mai” .

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