Perché certe macchine fotografiche si chiamano reflex?

Perché certe macchine fotografiche si chiamano reflex? Tutti le vogliono, ma pochi sanno cosa significhi realmente “reflex”! Le macchine fotografiche che si chiamano così sono senza subbio quelle ad aver avuto maggior successo nella storia della fotografia. La prima, messa in commercio da una ditta italiana, risale al 1947 e si chiamava Rectaflex. Questo antenato aveva però una struttura diversa dalle attuali fotocamere: era in legno, presentava l’otturatore posto sul piano focale ed era dotata di un peso non indifferente. La macchina presentava però già un’importante innovazione tecnologica, ovvero il pentaprisma. Questo piccolo accessorio ha permesso alla fotocamera di essere il primo dispositivo in grado di ottenere il raddrizzamento completo dell’immagine direttamente nell’oculare. La storia delle reflex ha avuto origine già con le prime camere oscure. Queste strumentazioni usavano uno specchio posto a 45° per riflettere l’immagine su una lastra, capovolgendola prima di essere impressa. Il meccanismo altro non è che il principio usato dalle moderne reflex ed è anche il motivo per cui le fotocamere che lo utilizzano sono state battezzate così. Con questo nome si individuano quindi tutti gli apparecchi fotografici dotati di specchio e pentaprisma, che acquisiscono la scena grazie al ribaltamento dell’immagine. Semplificando, quando osserviamo la scena attraverso il mirino, avvengono le seguenti operazioni. La luce passa attraverso l’obiettivo e raggiunge il corpo macchina. Dopo questo passaggio, i raggi luminosi colpiscono lo specchio e vengono indirizzati verso l’alto in direzione del pentaprisma. Grazie all’azione di quest’ultimo, l’immagine viene riflessa e inviata al mirino da cui noi osserviamo la scena. Durante questo tragitto l’immagine viene velocemente riflessa (e quindi ribaltata) per due volte. È quindi grazie all’azione del pentaprisma, che noi osserviamo l’immagine come la vediamo e non capovolta dall’azione dello specchio.