Tutti sappiamo fin da bambini che il giorno prediletto per mascherarsi e fare baldoria, prima che cali l’austerità del Mercoledì delle Ceneri che dà il via al periodo della Quaresima, è il Martedì Grasso, quando i festeggiamenti del Carnevale raggiungono il punto di maggior sfrenatezza. Pochi sanno, però, perché questo giorno di sregolatezza non cade mai nella medesima data del calendario. Il Carnevale, sebbene presente nel ciclo di festività cattoliche, ha origini antiche e pre-cristiane: spesso viene messo in relazione con le greche “Antesterie”, celebrate in onore di Dioniso tra febbraio e marzo, per dare il benvenuto alla Primavera, accompagnando la vita nascente nei campi. I caratteri del sovvertimento dell’ordine c’erano tutti, dato che in occasione dei tre giorni di festa si aprivano le botti per degustare il vino prodotto in autunno. A far da comune denominatore, il ricorrere dell’eccesso e di elementi anomali, oltre all’uso di maschere con cui dar corpo a concetti relativi al mondo del Caos. Nell’occidente cristiano, il periodo di Carnevale precede la Pasqua e varia di anno in anno, proprio come la data della festività che ricorda la resurrezione di Gesù: questo accade perché nello stabilire il giorno di tale ricorrenza ci si basa sulle fasi lunari. Nel rito Ambrosiano, che viene osservato nelle aree che dipendono dall’Arcidiocesi di Milano, la ricorrenza carnevalesca termina il sabato successivo al Martedì Grasso, ricordando un episodio della tradizione, secondo il quale la città attese il proprio Vescovo Sant’Ambrogio di ritorno da un pellegrinaggio, per dare inizio all’astinenza e alle purificazioni previste in Quaresima.