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CURIOSITÀ 10 MAGGIO 2021

Perché il gatto si siede nelle scatole? Lo spiega un esperimento

Si sa, i gatti amano le scatole alla follia, anche se ancora oggi non è chiarissimo il perché di questa passione. Le teorie più accreditate sono due. La prima sostiene che le scatole vengono percepite come spazi chiusi, sicuri e separati del mondo, un luogo in cui il nostro amico a quattro zampe si sentirebbe protetto. La seconda invece, vede le scatole come un luogo dove nascondersi prima di tendere un agguato.
Quale sia la verità, i gatti sono fin troppo attirati dalle scatole, tanto che gli basterebbe anche solo una scatola “virtuale” per essere felici. A sostegno di ciò vi è l’esperimento di Gabriella E. Smith, etologa dell’università di New York, che ha deciso di organizzare uno studio volto proprio a verificare se davvero i gatti siano attratti dalle scatole virtuali e da quelli che si chiamano tecnicamente contorni illusori.

L’esperimento delle scatole illusorie

L’esperimento ha coinvolto circa 500 gatti e relativi padroni, che sono stati divisi in tre gruppi: nel primo, i padroni dovevano tracciare per terra i contorni di una scatola, nel secondo dovevano invece disegnare un’illusione ottica nota come figura di Kanizsa, mentre al terzo gruppo, quello di controllo, è stato chiesto di usare gli elementi di una figura di Kanizsa ma di distribuirli per terra a caso, evitando dunque l’effetto “scatola illusoria”.
Di questi 500 solo 30 sono riusciti a rispettare appieno il protocollo e a venire dunque accettati per la discussione dei risultati: dopotutto, il gatto rimane un animale difficile da controllare.
I risultati hanno comunque confermato la teoria: “i gatti hanno dimostrato di venire influenzati dai contorni illusori e dalle figure di Kanizsa, il che supporta la nostra ipotesi che trattano le scatole immaginarie come se fossero reali” ha concluso la Smith.
Il motivo per cui lo facciano non è ancora chiaro, infatti, la studiosa si è riproposta di continuare con altri esperimenti, che potrebbero aiutare a “colmare i buchi che abbiamo nelle nostre conoscenze sulle capacità cognitive del gatto”.
Insomma, se avete un gatto in casa potete provare ad applicare l’esperimento e vedere che succede! Ovviamente tutto in nome della scienza, e non del mero divertimento!

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