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CURIOSITÀ 15 NOVEMBRE 2019

Perché la Cassazione si chiama così?

Perché la Cassazione si chiama così? L’ultimo grado di giudizio previsto nel nostro ordinamento è rappresentato dalla Corte Suprema di Cassazione. Quest’ultima si differenzia dal primo grado e dall’appello, e rappresenta l’ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria. Il compito della Cassazione è quello di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che, nei precedenti gradi di giudizio, tutto si sia svolto secondo norma. Ma perché si chiama così? Cassazione deriva da “cassare”, in latino verbo transitivo con significato di cancellare, annullare, abrogare. Da qui nasce “cassus” ossia vuoto, vano, privo di effetti. La Cassazione, infatti, tra i suoi compiti, ha quello di annullare le decisioni dei tribunali in contrasto con l’ordinamento vigente. Il termine cassare, anche se suona un po’ antiquanto, porta con sé l’immagine del raschiare via, del ripulire. Estendendone gli usi, si potrà quindi cassare, durante la revisione, un paragrafo di un testo, un numero di telefono non più gradito o, ancora, dal menù, il tagliere di affettati se la maggioranza degli invitati è vegetariana. Tornando alla Cassazione, va detto che le sue sentenze sono definitive. Dopo la pronuncia Suprema della Corte si sono esaurite le possibilità di fare ricorso presso le giurisdizioni nazionali. Una curiosità: i giudici della Cassazione vengono definiti anche ermellini. Questo nome deriva dall’abbigliamento particolare che indossano nelle occasioni più formali, come ad esempio l’inaugurazione dell’anno giudiziario: una lunga toga rossa con bordo di pelliccia (per l’appunto) di ermellino, accompagnata da un cappello di velluto e da guanti bianchi.

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