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CURIOSITÀ 14 LUGLIO 2021

Perché le varianti del Covid si chiamano con lettere dell'alfabeto greco?

Alfa, Delta, ma anche Lambda ed Epsilon. Non stiamo ripassando le lettere dell’alfabeto greco, ma stiamo sentendo parlare di nuove varianti Covid. Una pandemia, quella che stiamo vivendo, contro la quale abbiamo più armi rispetto a due anni fa, ma che ancora è presente nelle nostre vite e che muta forma. Ma perché le varianti inglese, brasiliana, indiana e non solo prendono il nome delle lettere dell’alfabeto greco?

Il motivo principale riguarda il rischio di discriminare o stigmatizzare i Paesi che per primi hanno dovuto affrontare questo nemico che cambia faccia. L’India e l’Inghilterra, per esempio, non hanno responsabilità ma solo un coinvolgimento cronologico.

Più facili da memorizzare

A coniare questi nuovi nomi più impersonali, neutri non è stata la comunità scientifica che usava le solite sigle, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha fatto riflettere su come fossero difficili da ricordare. Al contrario, le lettere greche sono più facili da memorizzare e da pronunciare. Ecco come sono cambiate le varianti:

  • La variante Alpha (B.1.1.7) è la ex “inglese”;
  • La variante Beta (B.1.351, con B.1.351.2 e B.1.351.3) corrisponde alla ex “sudafricana”;
  • Quella Gamma (P.1, con P.1.1 e P.1.2) è la ex “brasiliana”;
  • La variante Delta (B.1.617.2, con AY.1 e AY.2) è, invece, la ex “indiana”.

Esistono, poi, nuovi ceppi del Covid meno famosi. C’è la variante Kappa, che appartiene sempre al gruppo della Delta e che è si è sviluppata in India a ottobre. La Eta esiste dallo scorso dicembre e circola in più Paesi. La Iota è stata scoperta negli Usa a novembre, la Lambda in Perù a dicembre.

Le varianti Lambda ed Epsilon

Sono le ultime in ordine di tempo. La prima (la C.37) è diffusa principalmente in Perù e in altri 30 Paesi. In Italia è comparsa in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e in Sicilia. Presenta un nuovo mix di sette mutazioni.

La variante Epsilon (B.1.427) arriva dalla California ed è “da monitorare” a causa di tre mutazioni sulla proteina Spike che la renderebbero resistente agli anticorpi. In entrambi i casi, comunque, le ricerche scientifiche devono andare avanti per avere risposte più certe e precise. Serve soprattutto la verifica di quello che succede in un contesto reale prima di arrivare a delle conclusioni attendibili.

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