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BUONO A SAPERSI 23 LUGLIO 2022

Perché non si dimentica ciò che ha fatto paura? La scoperta

Capita molto spesso che il ricordo di un evento traumatico, come un incidente o qualsiasi altra situazione che ci abbia fatto provare paura, rimanga estremamente vivido anche a distanza di molti anni o decenni. Dimenticare un grande spavento è quasi impossibile, mentre un bel ricordo può affievolirsi nel tempo molto facilmente.

Perché la paura non si dimentica? La risposta della scienza

Perché accade? Questo fenomeno affascina da sempre studiosi di diverse discipline, ma la prima vera e propria ricerca scientifica volta a spiegare questi meccanismi, realizzata da un équipe di neuroscienziati, provenienti in parte dalla Tulane University e in parte dalla Tufts University, è arrivata soltanto di recente.

I ricercatori hanno studiato il processo di formazione dei ricordi di paura nell’amigdala, la struttura neuronale ritenuta il vero e proprio fulcro emotivo e motivazionale della mente umana.

Gli studi hanno messo in evidenza come la noradrenalina – che può essere definita un neurotrasmettitore da stress – faciliti l’elaborazione degli eventi che suscitano paura nel cervello, dando uno specifico imput ad alcuni di neuroni inibitori, che vanno a generare uno schema ripetitivo di scariche elettriche. Questo meccanismo incentiva la formazione, ma anche e soprattutto il consolidamento dei ricordi di paura.

La paura è un meccanismo evolutivo: perché

Per provare a rendere più semplice questo – a dir poco complesso – fenomeno, uno degli scienziati alla guida della ricerca, Jeffrey Tasker, ha spiegato il funzionamento del meccanismo di formazione dei ricordi in una rapina a mano armata:

Se vieni tenuto a lungo sotto tiro, il tuo cervello secerne moltissima noradrenalina, l’effetto, a livello chimico, è simile a una scarica di adrenalina.

Il cervello si ritrova quindi in uno stato di eccitazione intensificata che facilita la formazione di memorie altrettanto “intensificate”, si tratta dello stesso meccanismo alla base del disturbo da stress post-traumatico, che impedisce di dimenticare le esperienze traumatiche

Ovviamente saranno necessarie ulteriori indagini per spiegare il meccanismo nel dettaglio, ma anche e soprattutto per definire la fondamentale differenza tra ricordi di paura sani e adattivi e le forme patologiche.

I primi possono essere considerati come memorie “utili” alla sopravvivenza di qualsiasi organismo vivente, dato che, grazie a questo genere di ricordi, umani e animali riescono ad evitare le situazioni di pericolo. In questo senso il consolidamento del ricordo del trauma può essere considerato a tutti gli effetti come un meccanismo evolutivo – qui un resoconto delle ultime scoperte relative alla storia dell’evoluzione degli esseri umani – di sopravvivenza, che ha premiato le specie – umani inclusi – maggiormente in grado di ricordare la paura.

Le forme patologiche di memoria sono invece spesso la spia di disturbi mentali – in forte aumento negli ultimi tempi, soprattutto a causa della pandemia Covid – come nevrosi, depressione, o problemi legati ad una cattiva gestione dell’ansia.

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