Quando siamo raffreddati non riusciamo a sentire i sapori, e ogni pietanza ci sembra priva di gusto.
Il motivo è semplice: la saliva diventa più “densa” e rende difficile il passaggio delle informazioni chimiche date dai cibi. Per assaporare ciò che mangiamo, infatti, le molecole chimiche presenti negli alimenti devono venire a contatto con i recettori del gusto presenti sulla lingua, che sono circa 9 milioni. Questi trasformano le informazioni contenute nel cibo in energia elettrochimica inviata al cervello, che la decodifica: ad esempio, un alimento piccante stimola i recettori dolorifici, che permettono di avvertire la sensazione pungente e forte dell’alimento. Quando però si è raffreddati, tutti i prodotti delle ghiandole che lubrificano le vie respiratorie, compresa la saliva, si addensano e rendono difficile il passaggio di informazioni tramite la lingua, anche se le papille gustative funzionano. La lingua ha quattro aree specializzate nel riconoscimento di gusti differenti: quella posteriore avverte sapori amari e acidi; quelle laterali e l’anteriore, il salato; la punta, il dolce. Nella parte posteriore della faringe, poi, ci sono i recettori dell’umami (dal giapponese: “delizioso”), un quinto gusto stimolato dal glutammato, ingrediente principale degli esaltatori di sapidità, un tempo presente soprattutto nei dadi da cucina e contenuto naturalmente in carni e formaggi.