Questo modo di dire si utilizza per indicare qualcuno che va in rovina o in bancarotta. Perché si dice “andare a ramengo”? L’espressione “andare a ramengo” è nata ad Asti nell’Alto Medioevo, quando la cittadina piemontese era la capitale di un ducato di origine longobarda. In questo periodo e per molti secoli successivi, anche dopo che la città fu integrata nel Ducato di Savoia, i condannati per reati relativi al patrimonio, – e soprattutto i responsabili di fallimento –, venivano confinati nel borgo più periferico del territorio, che si chiamava Aramengo. Questo comune astigiano è oggi situato in una splendida posizione collinare al confine con la provincia di Torino, a poche centinaia di metri dalla strada statale che collega Asti a Chivasso e si suppone che abbia preso il nome proprio dal ruolo che gli fu attribuito: l’espressione latina “ad ramingum”, infatti, significa “allontanarsi”, che nel maccheronico si trasformò in “aramengo”, designando quindi il luogo deputato all’esilio per chi veniva allontanato dalla città. Andare ad Aramengo, o a ramengo, come spesso si trova benchè sia scorretto, divenne presto una locuzione popolare diffusa non solo in Piemonte, ma anche nella Lombardia occidentale e che con l’unità d’Italia si propagò all’intera Penisola.