Perché si dice KO per indicare l’atterramento di un pugile? KO è una causa di interruzione anticipata dell’incontro negli sport di lotta, in particolar modo nel pugilato. Ma perché si dice KO? L’espressione KO è contratta dall’originario knock out of time, ovvero abbattere oltre il tempo in inglese. Si definisce con knock-out la situazione in cui il pugile, atterrato dal proprio avversario sul tappeto del ring, non riesca a rimettersi in piedi entro il tempo massimo stabilito per continuare la lotta. Conseguentemente, l’altro pugile viene dichiarato vincitore dall’arbitro. Il knock-out tecnico, detto KOT o TKO, è invece l’interruzione del match decretata dall’arbitro per manifesta inferiorità di un contendente rispetto al suo avversario, ferita occorsa a seguito di colpi regolari o più atterramenti nel corso di una stessa ripresa. Infine è definito knock-down l’atterramento del pugile che riesca a rialzarsi entro il tempo fissato, acquisendo così il diritto a proseguire l’incontro. Un criterio analogo al knock-out pugilistico è rintracciabile nel wrestling, dove l’incontro può essere vinto “schienando” l’avversario ovvero mettendolo al tappeto per 3 secondi. Curiosamente il contrario di KO è OK, sigla anch’essa inglese e che a tutte le latitudini vuol dire tutto bene.