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CURIOSITÀ 10 LUGLIO 2019

Perché un tatuaggio tira l’altro?

Secondo una ricerca del 2018, il 46% degli americani ha almeno un tatuaggio, il 30% ne ha due o tre, il 19% ne ha più di quattro. Ma aldilà dei numeri, piano a parlare di dipendenza! Affinché un comportamento possa essere definito dipendenza deve soddisfare criteri specifici, come modifica dell’umore, sintomi di astinenza e conflitto. Il tatuaggio, chiosa la scienza, non rientra quindi nella lista delle addiction. Tuttavia colorare in modo permanente il proprio corpo è una passione che può riflettersi negativamente sulle finanze, sulla vita lavorativa e sulle relazioni interpersonali. Sono in tanti a ritenere che tatuarsi possa contribuire a migliorare lo stile di vita. Nessuno lo sa meglio della famosa tatuatrice di Los Angeles Lisa Orth, che grazie alle sue opere d’arte su corpo vede tornare i propri clienti ancora e ancora. Secondo gli psicologi tatuarsi può essere un modo per avere maggiore consapevolezza del proprio corpo. Può aiutare persino a integrarsi meglio nei gruppi, fornendo un elemento visivo oggettivo e aggregante. Non in ultimo, è una vera e propria scarica di adrenalina. Un modo eccitante per dire a se stessi: il mio corpo tollera il fastidio e il dolore, non è fantastico? Ma oltre al fascino del proibito – secondo alcuni – è anche un modo per appartenere a mode e movimenti culturali, abbattendo le barriere della solitudine. E c’è anche chi azzarda una finalità terapeutica. Sono diversi i casi di persone che hanno subito traumi e abusi e scelto il tatuaggio come strumento per esorcizzare il dolore.

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