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CURIOSITÀ 29 MARZO 2022

Po in secca: dal fiume riemerge carro armato della Seconda guerra mondiale

Sono gli effetti della siccità ad aver provocato la secca del Po e la riemersione di un carro armato che risale alla Seconda guerra mondiale. Immagini sorprendenti e inaspettate che, come un velo che – piano, piano viene tolto – ci regalano frammenti di storia. Una storia terribile, che in parte si ripete oggi con la guerra in Ucraina, e che nessuno vorrebbe mai rivivere, ma anche qualcosa che merita di essere ancora raccontato e studiato, affinché (forse) non si ripeta.

Si tratta di un carro armato tedesco, trovato all’altezza del Comune di Sermide e Felonica (in provincia di Mantova). Simone Guidorzi, direttore e curatore del Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po, durante un’intervista al Quotidiano Nazionale, ha definito questa scoperta “una leggenda che diventa realtà”. “Il mezzo è un Sd.Kfz.11, in dotazione alla fanteria tedesca: un semi-cingolato. Avevamo la mappa di alcuni veicoli, le testimonianze dell’epoca hanno trovato conferma”, ha aggiunto. Un ritrovamento che si aspetta dal 2003, quando già un’altra secca del fiume Po aveva reso possibile una simile eventualità.

Le testimonianze

Chi è appassionato delle vicende che hanno reso protagonisti quei luoghi ricorda bene le testimonianze di chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale. Bambini e ragazzi che hanno visto l’orrore della morte e che non dimenticheranno mai il carro armato. Uno strumento di distruzione, ma anche un trampolino per i tuffi. Perché riuscire a superare la guerra vuol dire anche reinventare e reinventarsi.

“La scoperta conferma quel che aveva già documentato una foto aerea della Raf. Risale al 25 aprile ’45, la abbiamo acquisita da pochi mesi. Si tratta di “materiale che i tedeschi abbandonavano per stare più leggeri e passare il Po a nuoto o su una zattera”, ha aggiunto Guidorzi.

Non solo carri armati

Ma questo non è l’unico ritrovamento che la secca del Po ha reso possibile. Alessio Bonin, a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, ha documentato un relitto che è stato bombardato durante la Seconda guerra mondiale. Lo ha immortalato all’isola degli Internati che “porta questo nome perché nel 1945 l’area venne data in gestione a una cooperativa agricola composta da ex prigionieri della Seconda guerra mondiale, affinché potessero avere un reddito con lo sfruttamento del legname”, si legge sul suo profilo Instagram.

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