L’ipertensione cronica è da sempre una grande nemica dell’uomo, può comportare il diabete, l’infarto e l’ictus. Secondo le più recenti linee guida americane rilasciate dall’American Heart Association e dall’American College of Cardiology nel 2017, qualsiasi pressione arteriosa con una lettura sistolica superiore a 130 è considerata ipertensione. Invece la Società Europea di Cardiologia e la European Society of Hypertension suggeriscono che l’ipertensione è una lettura sistolica superiore a 140. Insomma, questi dovrebbero essere i valori corretti per America e Europa. La tendenza generale è che gli adulti più anziani hanno maggiori probabilità di soffrire di ipertensione, quindi a qualsiasi adulto oltre i 70 anni si consiglia di monitorare costantemente la pressione sanguigna. Uno studio condotto dalla Charité-Universitätsmedizin di Berlino in Germania ha analizzato i tassi di mortalità di 1.628 adulti di età superiore ai 70 anni raggiungendo una conclusione sorprendente: gli adulti di età superiore agli 80 anni possono stare meglio senza abbassare la pressione sanguigna al di sotto di 140/90. La ricerca ha esaminato anziani tra uomini e donne di età media 80 anni, con e senza precedenti eventi cardiovascolari. I risultati generali sono stati che i valori di pressione sanguigna inferiori a 140/90 non hanno diminuito il rischio di mortalità. E non è chiaro quale ruolo possa avere una pressione arteriosa relativamente elevata negli anziani né quale possa essere una “pressione sanguigna normale” per questa fascia di età. È chiaro solamente che non per forza bisogna tentare di farla scendere sotto i 140/90.