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CURIOSITÀ 12 MARZO 2022

Quanto inquina una guerra oggi

La guerra ‘moderna’ determina sempre importanti danni ambientali, oltre a quelli più evidenti a persone ed edifici: non fa eccezione il conflitto russo ucraino. Dopo ben otto anni di scontri, la nuova invasione russa non potrà far altro che acuire gli effetti negativi per l’ambiente.

Buona parte del conflitto si sta infatti consumando in aree ricche di stabilimenti industriali, installazioni militari e depositi di rifiuti radioattivi, più volte finiti sotto il fuoco dell’artiglieria russa.

Guerra, i veri danni ambientali saranno evidenti solo tra qualche anno: a dirlo è la storia

Scontri di questo genere vanno a determinare problemi di inquinamento idrico, atmosferico e del sottosuolo, la cui entità sarà però effettivamente quantificabile soltanto nel lungo periodo, ovvero diversi anni, se non decenni.

In altre parole, i danni reali a livello ambientale verranno avvertiti molto tempo dopo l’inizio del conflitto, ovvero l’evento scatenante del problema. Le esplosioni causate dagli scontri, soprattutto i bombardamenti, scaraventano in aria una grande varietà di materiali tossici: metalli pesanti, cavi e tubature, amianto, nonché le sostanze cancerogene presenti negli esplosivi sono solo alcuni degli elementi che stanno andando a determinare una vera e propria miscela tossica

La popolazione ucraina potrebbe andare incontro a un aumento dei casi d’asma, polmoniti e bronchiti acute, purtroppo, si tratta di uno scenario già visto in diversi conflitti armati degli ultimi decenni.

Diversi studi, ad esempio, suggeriscono un potenziale incremento dei casi di cancro in Iraq come conseguenza dei bombardamenti della prima guerra del golfo.

Durante il conflitto l’esercito USA colpì il paese mediorientale con 340 tonnellate di missili contenenti uranio impoverito.

Anche in Afghanistan, teatro di costanti scontri armati negli ultimi 30 anni, l’ambiente ha subito ingenti danni, inclusa l’estinzione di alcune specie animali (gli uccelli migratori sono diminuiti dell’85%).e la scomparsa di un terzo delle foreste.

Una situazione per certi versi simile a quella concretizzatasi in Vietnam dove una percentuale tra il 14 e il 44% della foresta sarebbe stata distrutta tra 1960 e 75.

Tra le scenari più drammatici anche quello della Libia, dove uno dei problemi principali è rappresentato dall’inquinamento idrico.

In territorio libico circa il 90% delle acque reflue viene rilasciato in mare non trattato, in primis a causa dell’assenza di autorità governative centrali causate dai conflitti degli ultimi anni.

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