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VIAGGI 01 APRILE 2020

San Marco d'Alunzio, il borgo rosso della Sicilia

Il borgo siciliano di San Marco d’Alunzio si trova arroccato sul monte Castro, nel Parco de Nebrodi, e regala una spettacolare vista anche sulle Isole Eolie; un paesaggio davvero affascinante, caratterizzato da grotte e contrafforti, incisi dai torrenti Favara, Difesa e Platanà.

I primi cenni storci risalgono a più di 2000 anni fa; ne parlava già Dionigi di Alicarnasso, ma successivamente fu Cicerone, nelle “Verrine”, a raccontarne l’importanza economica. Nel 1061 la città venne poi conquistata dai Normanni, che cambiarono il nome in San Marco; solo nel 1862 assunse quello attuale.

Cominciamo la visita del borgo dalla sua parte più alta, dove si trova il castello costruito dal condottiero normanno Roberto il Guiscardo. Da non perdere sono i resti del Tempio di Ercole (su cui è stata eretta la chiesa medioevale), la chiesa barocca del monastero delle Benedettine, e le chiese di San Teodoro (datata XVI secolo e ricca di stucchi e di opere di artisti locali) e dell’Aracoeli (con la cappella del Santissimo Crocifisso).

Tappa archeologica obbligata è il Museo Comunale di San Teodoro, custodente reperti che vanno dal periodo greco e romano sino a quello bizantino e aragonese. Interessanti anche il Museo Brasiliano (con reperti etno-antropologici), il Museo Parrocchiale di Arte Sacra e quello Bizantino (che colpisce per la struttura architettonica).

Girando per le viuzze di San Marco, da ammirare in Via Aluntina è la bellissima fontana in marmo rosso, situata nell’area in cui un tempo c’era l’antica agorà. Sotto al Convento dei padri cappuccini si trova poi il Calvario, uno spettacolare viale alberato dove si svolge la processione del venerdì santo.

E anche le buone forchette, a San Marco, non resteranno affatto scontente per le proposte culinarie locali. Vino, pesce, insaccati e olio la fanno da padroni; nel messinese piatto per eccellenza è il tonno, accompagnato dalle cipolle. Ma assolutamente da assaggiare sono i maccheroni al tegamino, le “lattupitte” (ovvero frittelle di pasta e pane poco lievitate) e il salame, prodotto seguendo un’antichissima ricetta normanna.

Si ringrazia Vincenzo Ceraso per le riprese aeree

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