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SALUTE 30 NOVEMBRE 2022

Scoperto l'antivirus del cervello: come funziona

A tutti capita di avere “déjà-vu”, percezioni che si verificano quando vediamo, diciamo o facciamo qualcosa che sentiamo di aver già visto, detto o fatto pur non essendo mai accaduto. Ebbene, finalmente la scienza ha scoperto perché ciò avviene.

Una ‘questione di testa’

Uno studio di un team dell’università scozzese di St. Andrews, capitanato dalla dottoressa Akira O’Connor, mette in luce un’ipotesi affascinante: il “déjà-vu” non è un falso ricordo o una semplice allucinazione, è invece il segno evidente che il nostro cervello funziona e sta facendo un check dell’archivio mnemonico, per verificare la presenza di eventuali “errori”. Gli scienziati scozzesi hanno cercato di riprodurre il fenomeno in laboratorio, con esperimenti su 21 soggetti volontari sottoposti a risonanza magnetica funzionale.

Niente di paranormale

Gli scienziati hanno osservato che quando la sensazione del “già visto” si attiva non vengono coinvolte le aree cerebrali correlate alla memoria, ma le regioni frontali legate ai processi decisionali. Per il gruppo di O’Connor ciò succede perché il nostro cervello passa in rassegna ogni ricordo inviando un segnale per avvisare di aver scovato un “errore”; un conflitto fra quello che abbiamo sperimentato nella realtà e ciò che invece pensiamo erroneamente d’aver vissuto. I “déjà-vu” non sono quindi niente di paranormale, devono piuttosto rassicurarci sul fatto che il nostro cervello funziona bene; non a caso il fenomeno riguarda con più frequenza i giovani e si attenua con l’avanzare dell’età e con la diminuzione della capacità mnemonica.

Non avete “déjà-vu”? Ecco perché

Gli studiosi puntualizzano: chi non ha “déjà-vu” non deve allarmarsi; la motivazione potrebbe essere che la memoria del soggetto in questione performa al punto da non rendere necessaria la funzione “antivirus” per scovare eventuali errori.

Fonte: Università St. Andrews, Scozia

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