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BUONO A SAPERSI 08 MAGGIO 2022

Settimana lavorativa corta sempre più popolare, ma non in Italia

Sono sempre di più i Paesi le aziende che scelgono di introdurre la settimana lavorativa corta, con soli quattro giorni lavorativi.

Questo nuovo modo di gestire i dipendenti è però ancora molto poco adottato in Italia nonostante la settimana corta sembrerebbe, almeno stando ai dati forniti dai Paesi dove si è già concretizzata, aumentare la produttività dei dipendenti.

Al lavoro solo quattro giorni a settimana: perché conviene anche al principale

Il concetto, apparentemente contro-intuitivo, è in realtà lineare: doversi recare in ufficio soltanto quattro giorni a settimana contribuirebbe a ridurre lo stress dei lavoratori, migliorandone la qualità della vita, nonché la produttività al lavoro. Inoltre, la settimana breve ridurrebbe le emissioni di gas serra, grazie alla diminuzione del numero di spostamenti.

Una delle nazioni europee che sta testando la settimana corta è il Belgio, che da quest’anno permette ai dipendenti di lavorare quattro giorni a settimana senza nessuna riduzione di stipendio. I lavoratori devono però lavorare per più ore durante gli altri giorni per “recuperare” il giorno di riposo in più e ogni settimana possono decidere se lavorare 4 o 5 giorni.

Un altro Paese molto avanti in questo senso è la Scozia, dove la situazione è lievemente diversa dal Belgio, dato che la settimana corta include una effettiva diminuzione delle ore di lavoro totali di circa il 20%. Inoltre, le istituzioni hanno deciso di sostenere economicamente tutte le realtà aziendali disposte a sperimentare questa novità.

Ma il Paese europeo dove la settimana corta sembra riscuotere i maggior consensi, al momento, è con ogni probabilità l’Islanda. Il primo tentativo europeo di test sulla settimana corta è islandese, risale addirittura al 2014: concretizzatosi nella capitale Reykjavík, l’esperimento coinvolse operatori socio sanitari di vario genere. Il secondo tentativo, concretizzatosi tra il 2017 e il 2021, ha invece interessato i dipendenti pubblici di diverse agenzie governative.

Essendo passati diversi anni dai primi test, l’Islanda ha già avuto modo di elaborare i dati raccolti e trarre delle conclusioni. È emerso che il benessere dei lavoratori è nettamente aumentato, senza che ciò abbia in alcun modo intaccato la produttività. Il modello islandese è stato poi replicato in California con una legge apposita.

Secondo un sondaggio condotto tra cittadini USA tra i 22 e i 35 anni che si sono recentemente licenziati, ben il 32% tra questi avrebbe mantenuto il posto se gli fosse stata concessa la possibilità di avere un giorno libero in più. Anche il Giappone, Paese dove la posizione lavorativa e l’etica del lavoro hanno un enorme impatto socio culturale, molte aziende hanno deciso qui di dare tre giorni liberi ai loro dipendenti.

In Spagna il Governo ha lanciato nel 2021 un progetto pilota per testare il passaggio dalle 39 alle 32 ore lavorative, mantenendo però invariati gli stipendi. Sperimentazioni in corso anche in Inghilterra, dove nel 2022 circa 30 aziende aderiranno ad un progetto dell’organizzazione no profit 4 Day Week Global.

L’obiettivo dichiarato è offrire ai lavoratori un giorno libero in più, senza però abbassare la produttività complessiva del Paese.

Settimana corta, la situazione in Italia

In Italia la discussione è sostanzialmente ferma al commento delle strategie degli altri Paesi, la settimana corta appare al momento una vera e propria utopia. Emblematico in tal senso il fatto che ad adottarla nel belpaese, per ora, siano state soltanto realtà private.

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