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CONSIGLI 13 OTTOBRE 2022

Smart working: cos'è il “visto nomade digitale”

Lavorare da un posto di villeggiatura è da sempre il sogno di tutti, oggi realizzabile grazie al “visto nomade digitale”. Dopo Malta, Costa Rica e Bahamas, hanno aderito all’iniziativa – che siamo certi farà felici molti di voi – anche Portogallo, Malesia e Colombia. Scopriamo insieme di cosa si tratta e quali sono i requisiti.

Portogallo

La Repubblica Portoghese consente ai cosiddetti “nomadi digitali” di vivere nel Paese per massimo un anno. È una meta ideale, non solo per il clima mite ma anche per le città vivaci (in primis Porto e Lisbona), per le bellezze paesaggistiche (una su tutte l’Algarve) e per la buona cucina (piatto da non perdere è il bacalhau!).

Grazie al visto D7 il Portogallo è diventato un vero e proprio hub di nomadi digitali; inizialmente il documento era destinato ai pensionati, ora è stato esteso anche ai lavoratori da remoto consentendo loro di vivere e lavorare nel Paese a patto che si guadagni più del salario minimo portoghese (pari a 822,50 € mensili). Condizione indispensabile per beneficiare del visto è che si provenga da uno stato fuori UE o SEE.

Malesia

In Malesia il visto per smart workers si chiama DE Rantau Nomad Pass. Con le nuove regole, i lavoratori a distanza possono restare e lavorare nel paese massimo 2 anni. La tassa iniziale è di circa 250 €, coniugi o figli portati appresso vi “costeranno” 150 ciascuno.

Colombia

Come detto, i nomadi digitali possono recarsi e lavorare anche in Colombia; qui il visto è stato esteso sino a 2 anni. Bisogna però essere in possesso di passaporto valido, assicurazione sanitaria e lettera firmata dal proprio datore di lavoro che dimostri la reale occupazione.

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