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CURIOSITÀ 14 MAGGIO 2023

Stanno già bombardando le nuvole per far piovere

La
siccità è una minaccia costante per gli agricoltori in tutto il mondo, ma in Messico la situazione si è aggravata ulteriormente. Il Paese sta affrontando la seconda peggiore siccità degli ultimi dieci anni, con gravi conseguenze per i raccolti e il bestiame. Gli agricoltori messicani, disperati per la mancanza di pioggia, si sono rivolti al Governo chiedendo di
“bombardare” le nuvole. La notizia ha fatto ben presto il giro del mondo ed è arrivata anche in Italia, dove la situazione idrica non è delle migliori e dove si stanno valutando soluzioni creative per porre fine al dramma che sta colpendo le campagne, i fiumi e i laghi. Che cos’è il cloud seeding, come funziona e perché è criticato La tecnologia chiamata
cloud seeding, o
inseminazione delle nuvole, prevede la dispersione di sostanze all’interno delle nubi che si formano tra la stratosfera e la mesosfera. Si tratta in genere di cristalli di
ioduro d’argento, che condensano le gocce d’acqua e causano, almeno in teoria, le precipitazioni. Gli scienziati sottolineano che ci sono poche prove certe, e in Messico si stanno sollevando autorevoli voci contrarie alle sperimentazioni in quota. Secondo Fernando García, fisico dell’
Università Nazionale Autonoma del Messico, esistono solo delle evidenze teoriche dell’efficacia della semina delle nuvole. Alcuni esperimenti rigorosi hanno mostrato un modesto aumento della pioggia, e non ci sono garanzie che funzioni sempre. Modificare una nuvola è possibile, ha dichiarato l’esperto a
Nature, ma non si può sapere se l’intervento aumenterà le possibilità di pioggia o addirittura le possa azzerare. La professoressa Sarah Tessendorf, del
National Center for Atmospheric Research degli Stati Uniti, ha affermato invece che ci sono prove che la semina delle nuvole funzioni, ma non la consiglierebbe per porre fine a una siccità. Infatti, è necessario che
ci siano già delle nuvole nel cielo o delle tempeste in corso per poter sfruttare i meccanismi chimici e fisici che permettono di ottenere dei risultati. Perché non si hanno risultati certi sull’inseminazione delle nuvole Ci sono diverse organizzazioni come la
Weather Modification Association, la
World Meteorological Organization e la
American Meteorological Society che sostengono l’uso dell’inseminazione delle nuvole, ma a oggi non ci sono prove che l’aumento del 10% delle precipitazioni emerso da diversi esperimenti sia correlato a queste tecniche. Misure rigorose per
valutarne l’efficacia richiedono l’utilizzo di gruppi di controllo di nuvole simili, alcune seminate e altre no, e l’esecuzione di esperimenti statistici per anni e anni. Altre metodologie, come le simulazioni al computer, possono essere utilizzate per confrontare il comportamento delle nuvole prima e dopo la semina. Ma trovare le condizioni ideali risulta molto
complesso e
dispendioso. Il cloud seeding fa male alla salute? Cosa è emerso dagli studi Insomma, bombardare le nuvole di sostanze chimiche potrebbe non servire a molto per arginare i problemi del
cambiamento climatico in Messico come in Italia. E anche se l’uomo dovesse riuscire a controllare i fenomeni atmosferici con particolare precisione, non è detto che sia in grado di raccogliere con efficienza l’acqua piovana, o che la
quantità di pioggia supplementare possa effettivamente sopperire alle carenze idriche delle regioni in difficoltà. Per questo il Governo sta pensando ai
dissalatori per risolvere il problema della siccità. I presunti
danni causati dal
cloud seeding all’ambiente e alla salute umana, di cui spesso si legge su siti dalla poca attendibilità, non c’entrano niente. È vero infatti che lo ioduro d’argento può causare inabilità ad alte concentrazioni e con un’esposizione prolungata, ma la
bassa tossicità dell’argento e dei suoi derivati rendono le tecniche di semina delle nubi particolarmente sicure. Le quantità di particelle disperse nell’atmosfera sono inferiori a quelle presenti in un’
otturazione dentaria o emesse dalle
industrie in molte parti del mondo. Anche l’accumulo nel suolo e nella vegetazione, nonostante siano necessari ancora nuovi studi per confermarlo, sarebbe insufficiente a creare problemi per la salute degli esseri umani, degli animali da allevamento e delle stesse piante.

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