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CURIOSITÀ 02 MARZO 2023

The last of us, cosa c'è di scientificamente vero e cosa no

The last of us è una serie televisiva statunitense del 2023, tratta dal videogioco omonimo di dieci anni prima. La serie è ambientata in un presente alternativo e distopico in cui una pandemia causata da un fungo parassita del genere Cordyceps ha devastato l’umanità, trasformando le persone in una sorta di zombie che cercano di favorire la proliferazione del fungo nell’umanità non ancora infetta.

La serie è stata apprezzata per le interpretazioni dell’attrice e dell’attore protagonisti (Bella Ramsey e Pedro Pascal) ma anche per la base scientifica della sceneggiatura e la plausibilità della storia raccontata.

The last of us, realtà o fantasia?

L’aspetto scientifico alla base della storia è proprio l’elemento che la distingue da altre serie dello stesso genere apocalittico. Secondo la maggior parte degli scienziati, ci sono alcuni aspetti della storia abbastanza realistici, come la possibilità di un aumento dei casi di infezioni fungine tra gli esseri umani favoriti dal cambiamento climatico (che ci costa tantissimo).

Tuttavia, molti altri aspetti della storia sono palesemente fantascientifici e inverosimili, come la mutazione degli esseri umani infetti in una sorta di “burattini” controllati dal fungo. Gli scienziati spiegano che, sebbene le infezioni fungine siano da tempo un problema concreto, il risultato della serie è poco credibile perché esseri umani e insetti sono forme di vita profondamente diverse.

The last of us, la scienza offre una risposta concreta

Ad esempio, Il micologo Andrej Spec, della Washington University School of Medicine di St. Louis, nel Missouri, aveva spiegato a Wired che la maggior parte delle spore che inaliamo (tra le 100 e 700mila a respiro) sono innocue. La ricercatrice taiwanese Jui-Yu Chou, della National Changhua University of Education, ha spiegato: “Immagina una chiave che si inserisce in una serratura specifica. Soltanto quella combinazione unica attiva l’apertura del lucchetto”. Perciò un fungo che infetta un insetto, non può infettare l’uomo. A differenza ad esempio dell’Aviaria, che infetta anche i mammiferi.

Infine, lo studio del 2009 del microbiologo e immunologo statunitense della Johns Hopkins University, Arturo Casadevall è sicuramente il più rassicurante: la temperatura di circa 37 gradi del corpo umano rende l’ambiente troppo caldo per la sopravvivenza di quasi il 95% delle specie fungine esistenti.

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