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CURIOSITÀ 21 NOVEMBRE 2023

Tripofobia, ecco la paura dei buchi

Guardando un baccello di fior di loto, un alveare oppure i fori di una spugna avvertite uno strano e inspiegabile malessere?

Potreste essere affetti da tripofobia. Scopriamo insieme che cos’è la paura dei buchi.

L’odio del pattern ripetuto

Nonostante il disturbo non sia riconosciuto ufficialmente dalla medicina come fobia è piuttosto comune.

Chi soffre di tripofobia mal sopporta la visione di pattern ripetitivi formati da fori ravvicinati, al punto da scatenare una vera e propria sintomatologia: prurito, pelle d’oca, agitazione, ansia, e nei casi più gravi attacchi di panico e vomito.

Le cause della tripofobia

Secondo una ricerca del 2011, alla base del malessere potrebbe esserci un’associazione inconscia tra i buchi ed alcune malattie contagiose causanti eruzioni cutanee.

Altra ipotesi: in alcuni soggetti la visione di fori ravvicinati potrebbe rimandare a funghi velenosi e non commestibili o ad animali pericolosi come serpenti e alligatori.

Tutte le immagini proibite

Può innescare crisi di tripofobia la visione di:

  • baccello del fiore;
  • alveare;
  • fori in un muro di mattoni;
  • tubi impilati;
  • bolle di sapone;
  • spugne;
  • buchi nel formaggio;
  • pori della pelle;
  • soffione della doccia;
  • frutti come fragole e melagrana.

Una fobia a luci rosse

Un’interpretazione curiosa della tripofobia arriva dalla psicosomatica, branca della medicina che studia quelle malattie la cui origine non è prettamente biologica ma piuttosto psicologica.

Ogni cavità rappresenta un ingresso, ovvero un luogo di scambio (e quindi di possibile contaminazione) tra l’esterno e ciò che è interno.

Per gli esperti, questo rimanderebbe all’ambito sessuale e alla penetrazione: nel sesso entrano proprio in gioco le cavità presenti nel corpo umano e lo scambio dei fluidi.

Va detto che, in questa accezione, la contaminazione non riguarda esclusivamente le malattie trasmissibili sessualmente, ma anche i tabù, le proibizioni e le regole che nelle varie culture caratterizzano il mondo dell’eros.

Cosa fare contro la tripofobia

Ad oggi non esistono trattamenti specifici per il disturbo. Per superare questa curiosa paura potrebbe essere efficace esporsi per gradi alle immagini che più scatenano i sintomi, per abituarsi.

È risaputo che la tendenza ad evitare ciò che ci fa paura non fa altro che ingigantire e cronicizzare il timore.

Altro consiglio degli psicoterapeuti è quello di riflettere sul proprio rapporto con l’eros: come detto, ad alimentare la paura dei buchi potrebbe esserci una reale e profonda difficoltà a vivere liberamente gli aspetti più intimi della propria sfera sessuale.

Vade retro giudizio

È un grandissimo errore pensare che la tripofobia sia un disturbo ridicolo o del quale vergognarsi.

La parola d’ordine è accettazione: aprirsi ad un sincero confronto con se stessi è il modo migliore per prendere consapevolezza dei propri lati irrisolti.

La tripofobia (così come qualsiasi altra fobia) può essere sconfitta solamente se non la si fugge.

Osservare il disagio da lontano e senza giudicarsi è senza dubbio la strada più efficace per vederlo sfumare; per contro, vergogna e giudizio rischiano di cronicizzarlo, rendendone poi impossibile lo sradicamentp.

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