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VIRALI 29 GIUGNO 2021

Un enorme lago antartico è improvvisamente scomparso

Un gruppo di ricercatori ha scoperto che un enorme lago dell’Antartide orientale è improvvisamente scomparso. La segnalazione è stata fatta dopo che immagini satellitari scattate tra l’inverno 2019 e l’estate hanno ripreso una calotta glaciale fratturata e una depressione di circa 11 chilometri dove prima c’era la grande distesa d’acqua. Secondo una stima del teal, il lago dell’Antartide avrebbe contenuto più acqua del porto di Sydney. La ricerca è stata pubblicata sul Geophysical Research Letters e sembra che il processo sia stato causato dall’ “idro-fratturazione”.

Perché è scomparso l’enorme lago dell’Antartide orientale

“Riteniamo che una grande crepa – ha detto il dottore del team di ricercatori Roland Warner dell’Australian Antarctic Program Partnership dell’Università della Tasmania – si sia aperta nella piattaforma di ghiaccio galleggiante e abbia drenato l’intero lago nell’oceano in tre giorni”. L’idro-frattura si verifica quando l’acqua liquida, che è più densa del ghiaccio, preme sulle crepe delle piattaforme di ghiaccio facendole aprire fino all’oceano sottostante.

La depressione di circa undici chilometri lasciata dal lago antartico è chiamata “dolina” di ghiaccio e contiene ciò che resta dello spesso strato di ghiaccio che ricopriva il lago. La scomparsa del bacino di ghiaccio è stata ripresa anche da uno strument laser sull’ICESat-2 della Nasa. Nell’oceano sarebbero stati dispersi tra i 600 e i 750 milioni di metri cubi di acqua e il particolare evento potrebbe porre nuove domande su come evolvono, nel corso del tempo, i laghi ricoperti di ghiaccio e per comprendere l’evoluzione geologica della Terra.

“Le piattaforme di ghiaccio sono importanti perché rappresentano un tappo al deflusso del ghiaccio delle calotte”, ha detto all’Ansa il glaciologo Massimo Frezzotti, docente di Geografia fisica e Geomorfologia all’Università di Roma Tre. “Una loro riduzione o collasso invece – ha proseguito – induce un aumento del deflusso del ghiaccio della calotta continentale e questo fenomeno contribuisce all’innalzamento del livello del mare”. Secondo Frezzotti, “lo studio testimonia come il monitoraggio con sistemi satellitari permetta di studiare le aree più remote e inaccessibili del pianeta” e la ricerca potrebbe dimostrare come le misurazioni geodetiche ad alta risoluzione dai satelliti possano perfezionare le nostre conoscenze sulle piattaforme di ghiaccio galleggiante.

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