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BUONO A SAPERSI 16 LUGLIO 2022

Una gigantesca area della Terra rischia di sparire, l’allarme

Circa il 40% del suolo terrestre è degradato. Le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto dando un severo avvertimento e proponendo dei rimedi efficaci per contrastare il degrado cronico del suolo del pianeta terra. Se le attività produttive continuassero a lavorare con gli stessi ritmi fino al 2050, il rapporto prevede un ulteriore degrado di un’area tanto grande quanto il Sud America.

L’impegno delle nazioni unite per ripristinare 1 miliardo di ettari di suolo degradati entro il 2030 richiede una spesa 1,6 trilioni di dollari. Con l’impennata dei prezzi degli alimenti a causa dei repentini cambiamenti climatici, è necessario un piano per conservare, ripristinare e utilizzare la terra in modo sostenibile. Per il suolo è quindi una doppia sfida tra cambiamento climatico e produttività.

Global Land Outlook 2: il rapporto sul degrado del suolo

Il rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione sostiene che le risorse del suolo sono attualmente mal gestite, minacciando la salute e la sopravvivenza dell’essere umano. Indica inoltre differenti modi pratici per effettuare il ripristino del territorio e dell’ecosistema a livello locale, nazionale e regionale.

Si chiama Global Land Outlook 2 (GLO2) dell’UNCCD, ha richiesto cinque anni di sviluppo con 21 organizzazioni partner e con oltre 1.000 riferimenti, ed è il rapporto più completo di informazioni sull’argomento mai realizzato. Offre una panoramica generali senza precedenti e proietta le conseguenze planetarie in tre scenari fino al 2050. Valuta inoltre i potenziali vantaggi degli interventi di ripristino del territorio per via dei cambiamenti climatici, della conservazione della biodiversità, della riduzione della povertà, della salute umana e altri obiettivi chiave di sviluppo sostenibile.

Un’area della terra rischia di scomparire: i tre possibili scenari

Il primo scenario riflette la situazione senza cambiamenti nella attività produttive dove le pratiche di gestione del territorio e il cambiamento climatico continuano a causare una diffusa erosione del suolo.

Entro il 2050:

  • 16 milioni di chilometri quadrati mostrano un continuo degrado del suolo (un’area grande quanto il Sud America rischia di sparire)
  • Si osserva un calo persistente e a lungo termine della produttività vegetativa per il 12-14% dei terreni agricoli
  • Ulteriori 69 gigatonnellate di carbonio vengono emesse dal 2015 al 2050 a causa del degrado del suol

Il secondo scenario presuppone il ripristino di circa 5 miliardi di ettari utilizzando misure come l’agroforestazione, la gestione del pascolo e la rigenerazione naturale assistita

Entro il 2050:

  • I raccolti aumentano del 5-10% nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo rispetto alla linea di base e una migliore salute del suolo porta a raccolti più profittevoli
  • La capacità di ritenzione idrica del suolo aumenterebbe del 4% nei terreni coltivati a pioggia
  • Gli stock di carbonio aumentano di 17 gigatonnellate nette tra il 2015 e il 2050 grazie all’aumento del carbonio nel suolo e alla riduzione delle emissioni
  • La biodiversità continua a diminuire, ma non così rapidamente, con l’11% della perdita di biodiversità evitata

Il terzo scenario include misure di ripristino e protezione, con misure di protezione di aree importanti per la biodiversità, la regolamentazione delle acque, la conservazione del suolo e degli stock di carbonio e la fornitura di funzioni critiche dell’ecosistema.

Entro il 2050:

  • Altri 4 milioni di chilometri quadrati di aree naturali. Le protezioni impedirebbero il degrado del suolo mediante il disboscamento, l’incendio, il drenaggio o la conversione.
  • Prevenuto circa un terzo della perdita di biodiversità prevista
  • Ulteriori 83 gigatonnellate di carbonio vengono immagazzinate. Le emissioni evitate e l’aumento dello stoccaggio del carbonio equivarrebbero a più di sette anni di emissioni globali attuali totali.

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